L’emergenza Coronavirus sta stravolgendo le nostre abitudini e continuerà a influenzare le nostre scelte ancora per molto tempo. Tra i tanti effetti delle norme anti-contagio, è innegabile che queste penalizzino l’uso dei mezzi pubblici, che viaggiano con un carico inferiore rispetto all’era pre-Covid, per permettere il rispetto delle distanze. Per questo motivo l’uso di automezzi privati potrebbe subire un’impennata, con effetti tragici sulla salute dell’ambiente.
Mai come prima, la bicicletta pare la scelta più sensata, permettendo di evitare gli incolonnamenti nel traffico e avendo un impatto minimo sull’ambiente. A questo proposito abbiamo intervistato i coordinatori dell’associazione Barletta sui Pedali, il gruppo Cicloamatori della ASD Barletta Sportiva, Francesco Sfregola e Domenico Mennuni.
«È inevitabile che il trasporto pubblico, considerato fra gli ambienti a maggior rischio di contagio, subisca un contraccolpo e che gli abituali fruitori optino per modalità differenti per spostarsi.- hanno dichiarato- A Barletta dimensioni e orografia rappresentano un ulteriore spinta alla scelta della bici, che risulta essere anche la più economica e la più ecologica. Certamente bisognerà fare un’opera di promozione di questa filosofia verso le fasce di cittadini restii ad abbandonare l’uso e l’abuso dell’auto. In tal senso auspichiamo che gli incentivi all’acquisto di cui si discute in ambito governativo siano presto resi disponibili. Inoltre sarebbe utile riorganizzare tutto il sistema di mobilità, per favorire l’utilizzo della bicicletta con il potenziamento della rete dei percorsi ciclabili, bike station in punti strategici e messa in sicurezza delle strade».
E a proposito di piste ciclabili il coordinatore continua: «Se ragionassimo solo in termini di estensione, non saremmo messi male, ma se le si osserva sulla mappa si nota l’assenza di un disegno d’insieme. Si tratta di piste realizzate principalmente nella zona a monte della linea ferroviaria e nelle nuove zone di espansione edilizia, spesso composte da spezzoni privi di raccordo tra loro. Non si riconosce una rete di percorsi e soprattutto mancano i collegamenti verso alcune scuole e la zona del centro, che rappresenta il punto di arrivo della gran parte del traffico giornaliero. In questo senso si potrebbero realizzare agevolmente dei percorsi ciclabili sicuri nelle zone sprovviste, magari semplicemente riducendo le carreggiate per le auto mediante apposita segnaletica orizzontale, come si sta facendo in realtà ben più complesse. Fondamentali per Barletta sarebbero gli attraversamenti cittadini della linea ferroviaria, sprovvisti di pista ciclabile, fatta eccezione per il Ponte Parrilli. Non dobbiamo dimenticare anche di garantire al cittadino ciclista un congruo numero di parcheggi per le bici, magari alcuni anche sorvegliati, aspetto da non trascurare per incentivare la mobilità su due ruote».
Sull’idea di riproporre a Barletta un servizio di bike sharing, ovvero di biciclette pubbliche posizionate in stazioni in vari punti della città, non sono molto favorevoli. « I risultati degli esperimenti già fatti sono stati negativi, tra mancato utilizzo e vandalismo. Inoltre la necessità di igienizzare il mezzo dopo ogni utilizzo, e una ancora diffusa mancanza di attenzione per il bene comune rendono più complicata la ripartenza di questo servizio in questa fase».
Al contrario, ritengono più utile attivare un progetto che premi l’uso della bicicletta nei percorsi casa-lavoro e casa-scuola, per esempio tramite l’utilizzo di un’app di tracciamento, già sperimentate in altre città.
Ma come conciliare l’uso della mascherina e lo sforzo fisico della pedalata? «Fare attività fisica indossando la mascherina è sicuramente scomodo e comporta difficoltà di respirazione, ma se la situazione contingente dovesse richiederlo, non possiamo che adeguarci. Anche se al momento non è obbligatoria, sarebbe buona norma averne una con sé per le occasioni in cui si si muove in spazi più stretti. Bisogna anche considerare che la necessità di distanziamento sociale aumenta con la velocità, per cui mentre si pedala sarebbe meglio mantenere una distanza di 5-6 metri».
La ripartenza dopo l’emergenza può essere cruciale per quanto riguarda il rispetto dell’ambiente. È possibile che si impari qualcosa e si cerchi di scongiurare gli effetti peggiori dell’inquinamento, o è possibile ricascare nei soliti errori, peggiorando ulteriormente la situazione. Ma ognuno di noi può fare qualcosa per invertire il senso di marcia.
«Lo stop forzato cui siamo stati costretti ha evidenziato che l’ambiente aveva necessità di tirare il fiato. Adesso tocca a noi evitare di vanificare questa felice congiuntura. Si può, si deve. L’amante della bicicletta è per sua natura un cittadino rispettoso dell’ambiente e infatti il nostro gruppo organizza “cicloPaesaggiate” collettive alla scoperta dei paesaggi naturali e luoghi del nostro territorio extraurbano, oltre a sostenere tutte le iniziative di valorizzazione di percorsi ciclo-turistici e di mobilità slow».
E infine, parlando degli incentivi proposti dal Governo per l’acquisto di biciclette, anche elettriche, i due coordinatori si soffermano su queste ultime. «Le biciclette elettriche sono spesso mal tollerate a causa del cattivo utilizzo di chi le possiede. È chiaro, però, che il problema non dipende dal mezzo in sé. Quindi ben venga anche la bicicletta elettrica, anche se noi continuiamo a preferire la sana bicicletta muscolare, ma con un utilizzo rispettoso delle regole della strada e della convivenza civile e la giusta attenzione allo smaltimento delle batterie».