Una giornata che ha intrecciato natura, storia e cultura, quella che si è svolta domenica 14 giugno, grazie all’organizzazione del circolo cittadino di Legambiente Barletta, con a capo il Presidente Raffaele Corvasce e con l’ausilio della Croce Rossa Italiana, rimasta vigile durante la passeggiata naturalistica.

Il percorso si è snodato lungo il fiume Ofanto, restituendo ai partecipanti stupiti (massimo 25, per rispettare le distanze di sicurezza) la vista di angoli inediti e quasi sconosciuti di una punta di diamante che custodiamo a pochi metri dal nostro naso. Un trekking pregno di stupore che ha avuto il sapore della “rinascita” e del ritorno alla libertà che solo la natura è in grado di concedere, trattandosi della prima (bramata) escursione dopo il lungo periodo di quarantena vissuto.

Il percorso, della lunghezza di 7 chilometri totali fra andata e ritorno, si è protratto per diverse tappe, partendo dal Campo di Volo Aeromodellistico Franco Cappabianca e proseguendo al di sotto del ponte della strada statale 16 bis. Ad erudire i presenti sulle caratteristiche ambientali, idrologiche e demografiche del fiume, il geologo Ruggiero Dellisanti, profondo conoscitore del parco regionale del fiume Ofanto e autore dei libri Ofanto “Carpe Diem” e “Le risorse dell’Ofanto”. Come spiegato dall’esperto, il fiume non rappresenta soltanto una testimonianza naturale inestimabile, ma è anche amalgama di storia, cultura, biodiversità e arte e rappresenta ancora oggi una risorsa dal grande potenziale.

A proposito di arte, non è mancato un gap temporale di quasi un secolo, grazie alla presenza della storica dell’arte Luisa Filannino, che ci ha mostrato e descritto alcuni dipinti del pittore impressionista Giuseppe De Nittis ispirati proprio al fiume, evidenziandone similitudini e diversità. Con grande meraviglia e forse con un po’ di fatica, abbiamo poi attraversato un “dedalico” canneto, scendendo nel Canale Campanile.

Qui il geologo Raffaele Lopez ha fornito alcune delucidazioni sul canale, che detiene un’importante funzione di bonifica, dove conglomerano le acque meteoriche con gli accumuli dell’alveo del fiume, mentre la guida turistica Marco Bruno ha fornito informazioni di botanica. Disseminati intorno agli “esploratori” infatti, pioppi, vigneti, alberi di fico, mandorleti, nespoli e ancora piante come malva, avena selvatica, e particolari fiori chiamati porracci, dalla forma globosa con al di sotto una testa d’aglio.

Una volta risaliti, siamo giunti al toccante e commemorativo Caposaldo di Cittiglio, attestato storico dall’incommensurabile valenza. Il regista Daniele Cascella ha commosso i presenti con la lettura di un passo di Giovanni Ghersi, sottotenente dei militari italiani che, la mattina del 12 settembre 1943, proprio nel Caposaldo di Cittiglio, furono attaccati dalle truppe tedesche. Un luogo evocativo, ossatura del passato, ancora oggi traccia tangibile della nostra memoria storica.

Una volta terminato, abbiamo proseguito in direzione Canne della Battaglia, fino al capolinea, Ponte della Ferrovia. Qui, ad allietare i presenti, la vista di piccole rapide, un panorama puro e incontaminato, dove regnano silenzio e pace.

Un grande successo dunque per questa prima escursione dopo il lockdown – la prima di tante –  in un locus amoenus, per volerlo dire alla maniera classica, che possiamo vantare come piccolo Paradiso Terrestre nella città delle Disfida.

A cura di Carol Serafino

Foto di Nicola Imperiale