«In un momento in cui anche a Barletta si dovrebbe aprire un’ampia e trasparente discussione politica sull’utilità o meno di continuare a far parte del Patto, per il quale – lo ricordiamo – versiamo una quota di adesione annua pari a 126mila euro, scopriamo che l’amministrazione del sindaco Cannito continua a trattare l’Agenzia come una vacca da mungere per distribuire incarichi di ogni sorta.
E’ notizia di questi giorni l’indicazione fornita dal Comune per la nomina di tre revisori dei conti, i cui costi di “mantenimento” sono a carico dei contribuenti, che appare quanto mai stridente con la difficile situazione economica dell’Agenzia. Ricordiamo che la sopravvivenza del Patto Territoriale dipendeva dall’adozione di un piano di rilancio e razionalizzazione delle spese senza il quale la sua chiusura sarebbe stata inevitabile. Che fine ha fatto quel piano? Come si conciliano le nuove nomine con l’esigenza di contenere i costi di gestione? Il Comune di Andria, nella sua delibera di recesso, ha evidenziato “l’inefficacia delle misure di razionalizzazione poste in essere dall’Agenzia e, in particolare, di quelle riferite al personale”.
Sappiamo che il Presidente, Michele Patruno, sta facendo il possibile per ridare slancio all’Agenzia e salvaguardarne i livelli occupazionali ma è necessario che anche i Soci aderenti al Patto abbandonino la loro inerzia e diano segnali concreti della loro volontà di portare avanti questo progetto. Quali sono, invece, le valutazioni operate dall’amministrazione del sindaco Cannito? In quale visione politica e prospettiva di rilancio si inserisce l’urgenza di nominare tre revisori dei conti aprendo per l’ennesima volta i prosciugati rubinetti della casse pubbliche?
Apprendiamo, inoltre, che tra i revisori indicati dal sindaco Cannito, figura anche un ex assessore comunale del PD. Bene, vogliamo sgomberare il campo dai dubbi: il Partito Democratico non ha partecipato a nessuna spartizione di incarichi e prebende, e prende nettamente le distanze dal modus operandi di questa amministrazione, che evidentemente ritrova la sua compattezza solo quando deve procedere a nomine che plachino gli appetiti degli “scontenti” di turno».