Dopo i mesi di lockdown che hanno comportato la chiusura dei luoghi dell’arte, la ripartenza a Barletta è all’insegna dell’arte contemporanea. Sabato 18 luglio sono state inaugurate le mostre “Inhuman” con opere di Kendell Geers, Oleg Kulik e Andres Serrano, e “Heimat” di Jasmine Pignatelli, nell’ambito del “Circuito del Contemporaneo”, progetto promosso dalla Regione Puglia e attuato dal Teatro Pubblico Pugliese con la direzione artistica della storica dell’arte Giusy Caroppo. Già da alcuni anni la nostra città è culla dell’arte contemporanea. Ricorderete l’installazione pubblica “Government”, posta di fronte all’entrata del Castello nel 2018 e altre mostre che sono state organizzate negli anni precedenti.
«Barletta ha la responsabilità di veicolare l’arte contemporanea in Puglia- ha dichiarato il Professor Ponzio, coordinatore operativo di PiiiL Cultura Puglia, durante l’evento di inaugurazione- La Puglia in questo modo vuole diventare un museo diffuso e diffusivo della cultura, che non si ferma dopo l’emergenza. E proprio l’esperienza del lockdown ci fa guardare la mostra con uno sguardo diverso. “Inhuman” ha un doppio significato, mette in mostra il disumano e l’inumano, ovvero ciò che è opposto al concetto di umanità, ma anche ciò che è esterno ad esso».
All’evento ha partecipato il sindaco Cannito, che ha ringraziato Caroppo per aver portato l’arte contemporanea in città e la Regione Puglia per aver scelto la città di Barletta come giusta cornice e luogo da valorizzare.
«Ho avuto il piacere di visitare la mostra in anteprima e posso dire che è straordinaria- ha affermato il professor Pannarale, vicepresidente della Società italiana di Filosofia del Diritto. – Espone tutti i temi cruciali della filosofia in poche opere. Le immagini rendono evidente ciò che si cerca di disconoscere, ma è in realtà chiaro dopo l’Olocausto, ovvero il fatto che la disumanità non è un qualcosa di estraneo all’uomo, ma è un altro aspetto di essa».
L’esposizione “Heimat”, più piccola rispetto a “Inhuman” e scelta per la sua affinità con i concetti espressi da quest’ultima, si offre come un’interpretazione nuova del concetto di Patria per l’Umanità. “Heimat” è un termine tedesco traducibile con l’italiano “Patria”, ma nella traduzione perde gran parte dei significati connotativi. «Il concetto di patria è associato all’idea di nazione, di identità esclusiva definita da confini- ha spiegato lo storico dell’arte Nicola Zito- Ma il progetto di Jasmine Pignatelli offre una visione diversa, più inclusiva. Il sottotitolo della mostra è infatti “sharing the land”, ovvero “condividere la terra” ed esprime la distruzione dei confini, per includere storie e memorie cariche da un punto di vista storico ed emotivo».
«Heimat è il luogo del cuore dove ci si sente a casa.- ha aggiunto l’artista Pignatelli- Quando si parla di patria il termine viene strumentalizzato e inteso come luogo circoscritto e chiuso. Io invece ho voluto rileggere il rapporto con la nostra identità non attraverso i luoghi, ma attraverso la memoria, le storie che appartengono a tutti, senza ideologie. Per cui ho raccolto zollette di terra che provengono da luoghi diversi che fanno parte della nostra storia nazionale, radunate e mescolate in un cubo di acciaio, in modo da simboleggiare la perdita dei confini. Le zollette di terra sono 13, e oggi si è aggiunto anche un pezzo di Barletta, che porta la storia della Disfida. É un modo per costruire un nuovo DNA della nostra memoria storica».