Raccontare luoghi a noi conosciuti sin dall’infanzia in un modo diverso, mescolando storia, musica, fotografia e danza, in un crescendo di emozioni. Questo era lo scopo degli organizzatori dell’evento Intra Moenia, che ha avuto luogo ieri sera al Castello, all’interno di quelle mura che hanno cambiato forma nel corso dei secoli, per volere dei vari dominatori del territorio. L’evento, patrocinato dal Comune di Barletta, fa parte del cartellone degli eventi culturali “Si va in scena”.
La serata si è svolta in tre momenti: una visita guidata curata dalle guide turistiche dell’associazione barlettana Free Walking Tour, una visita alla mostra fotografica “Il Castello, Praefectus Fabrum” a cura dell’architetto Massimiliano Cafagna e della dottoressa in storia dell’arte Simona Falcetta e un’esibizione da parte del collettivo Contact.project composto dai musicisti Ignazio Leone e Francesco Sguera e dalla ballerina Maria Campese.
La visita ha seguito un itinerario diverso rispetto alle solite visite guidate del Castello. A partire dal fossato, le guide hanno analizzato la fortezza come in una radiografia dall’esterno all’interno e dal basso verso l’alto, ponendo l’accento sulle trasformazioni che ha subito nel corso dei secoli, modificata dalle varie dinastie che hanno dominato il territorio. E così, dalle basi in cui è ancora possibile vedere i resti delle prime pietre che composero la struttura, i visitatori hanno attraversato secoli di storia, dal periodo normanno al più recente.
Nella sua conformazione attuale, con i caratteristici quattro bastioni lanceolati, il Castello di Barletta non è unico al mondo. Il progetto iniziato da Massimiliano Cafagna e da Simona Falcetta ha scovato, grazie alle immagini satellitari di Google Earth, quaranta campioni di fortezze dalla forma simile a quella del nostro Castello sparsi per il mondo. La mostra fotografica da loro allestita raccoglie foto di questi castelli, situati nei posti più impensabili come il Giappone, il Marocco e il Brasile, così lontani eppure così simili al nostro, legati tra loro dal motivo della “costruzione all’italiana”.
Infine la serata si è conclusa con un momento di musica e danza. Il collettivo Contact.project è nato da poco con la chiara intenzione di unire arti diverse, in una commistione di movimento e suono, in cui si fondono tempo e spazio. Una musica strumentale mai noiosa, fatta di suoni elettronici insistenti e segnata dal ritmo incalzante della batteria, le cui note sembrano cucite addosso alla ballerina Maria Campese. Con movimenti a tratti dolci e a tratti convulsi, occupa tutto lo spazio intorno a sé, ora con delicatezza e un attimo dopo con estrema potenza, trascinando il pubblico in un turbine di emozioni, dall’angoscia al rilassamento. Anche nell’esibizione, come nel corso dell’intero evento, si mescolano passato e presente. Tra gli oggetti di scena dell’artista si alternano libri sulla storia di Barletta e fogli con su scritto “2020” agitati con trasporto e poi adagiati intorno a sé. E infine arriva la rivendicazione, sempre scritta su dei cartelli, di essere un corpo in uno spazio in cui si incontrano mare, cielo e terra, arte, cultura, innovazione, musica e movimento in perfetto equilibrio: «Io sono corpo, io sono mente, io sono aurea».
Una mescolanza molto riuscita e che ha letteralmente rapito gli spettatori. L’evento, che aveva raggiunto il sold out in un solo giorno–la prenotazione è stata resa necessaria per via delle norme anti-Covid- è stato curato interamente da giovani, che hanno messo in scena la loro voglia di raccontare il Castello, di inserirlo in una rete internazionale per esaltare il suo valore e di occuparlo con la potenza della musica e del movimento.