L’ordinanza della Regione Puglia che ha sancito la chiusura delle scuole a partire da venerdì scorso ha sollevato numerose polemiche, in particolare da parte dei genitori di figli che frequentano la scuola primaria, che ritengono di fondamentale importanza la didattica in presenza almeno per i più piccoli.
Tra gli alunni che subiranno maggiormente gli effetti della chiusura delle scuole ci sono i maturandi, a cui abbiamo chiesto cosa ne pensano.
Lo spirito di adattamento è ciò che emerge maggiormente, insieme ad amarezza e preoccupazione. «In questo momento di grave crisi a livello mondiale c’era da aspettarsi che la nostra quotidianità sarebbe stata in qualche modo scossa. La mia quotidianità era proprio la scuola e i grandi cambiamenti che la didattica ha dovuto subire a mio parere sono stati necessari; almeno per cercare di arrestare in qualche modo la curva dei contagi, che giorno dopo giorno lievita drasticamente- ha affermato Alessia Chisena, alunna del Liceo Cafiero – Mi auguro tuttavia che non sia una decisione che perduri nel tempo». Il ritorno a scuola è stato per loro emozionante, ma non privo di problemi. «Nonostante le mille precauzioni già dai primi giorni di didattica in presenza sono spuntati i primi casi, intere classi entravano in quarantena e con loro anche i docenti, i quali erano entrati in contatto a loro volta con altre classi, altri alunni e si innescava così una reazione a catena- ha aggiunto- ci sono stati giorni in cui in classe entravano soltanto supplenti, per sostituire i professori in quarantena».
«Rivedere compagni che non vedevo da mesi mi ha riempito il cuore di gioia- ha dichiarato un suo compagno, Antonio Mascolo- Mi sentivo al sicuro, in uno degli ambienti che forse maggiormente tutela la nostra salute. Mi sentivo ancora più al sicuro quando pensavo che per le strade della città tanti giovani erano in giro senza mascherina e distanziamento mentre a scuola invece c’erano regole da rispettare che mi tutelavano».
Uno dei principali problemi del sistema della DaD è la sua incapacità di includere tutte le fasce di popolazione in età scolare. Connessioni deboli, mancanza di strumenti, mezzi da dividere con altri membri del nucleo familiare aumentano il rischio di dispersione scolastica. «Da rappresentante di istituto ho avuto modo di conoscere persone che non hanno accesso ai mezzi per svolgere la DaD- ha continuato Mascolo- Nel caso del Liceo Scientifico la scuola si sta attrezzando egregiamente per fornire a tutti mezzi adeguati e pari opportunità. Spero che procedure analoghe possano funzionare bene in tutto il territorio locale e nazionale perché adesso è fondamentale non lasciare indietro nessuno. È fondamentale garantire un’istruzione indistintamente accessibile a chiunque».
Secondo Andrea Scardigno chiudere le scuole è una sconfitta. «Tenere le scuole aperte non è un’utopia. Il rigido rispetto dei protocolli è possibile e consente alla scuola di mantenere la sua funzionalità vera e propria, che perde notevolmente l’efficacia nel momento in cui si passa alla DAD, a mio avviso incompleta, insostenibile e parzialmente inefficace».
Assolutamente condivisa tra tutti i ragazzi che abbiamo intervistato è la preoccupazione di non poter vivere pienamente il loro ultimo anno di scuola, in cui ci si prepara per gli esami di stato e, soprattutto, per ciò che verrà dopo.
«Sento che tutta questa situazione sta limitando la mia conoscenza, la mia concentrazione e la mia comunicazione- sono le parole di Licia Lamberti- con la didattica a distanza è davvero difficile riuscire a comunicare, a farsi comprendere dagli altri. Uno schermo è capace di dividere non solo fisicamente, ma anche sotto il profilo umano le persone, e questo comporta inevitabilmente una mancanza di serenità. Quando si studia e si apprende serve quello scambio disteso tra professori e studenti, o tra studenti stessi, che con la DaD viene enormemente intaccato».