Dall’inizio della pandemia più volte gli operatori del personale sanitario hanno occupato le pagine dei giornali locali con ammonimenti, denunce, appelli alla responsabilità e per mostrare la criticità della situazione in cui ci troviamo. Medici, infermieri, OSS e soccorritori ci hanno portati con sé nei reparti ospedalieri dove ogni giorno aumentano le criticità, invitando la cittadinanza a prendere sul serio la situazione e rispettare le norme anti-contagio.
Ma lo sfogo che il soccorritore barlettano Daniele Lamonaca ha affidato oggi ai social non risparmia nessuno, mettendo a nudo la frustrazione di chi lavora con tutte le sue forze contro un nemico troppo grande. Di chi sa che si sarebbe dovuto fare molto di più per contrastare l’arrivo della seconda ondata, e che si dovrebbe fare molto di più.
Lamonaca non risparmia nessuno, dalla politica inadempiente ai singoli cittadini.
«??? ?̀ ?? ?????? ??? ?? ??????, ?̀ ?? ???? ????????? ?? ??? ?? ?????? ??? ?? ?????????” -scrive in un post su Facebook- “Non è sudare sotto le tute o l’aria consumata che respiriamo sotto le mascherine che ci disorienta, ma vedere palesemente sotto i nostri occhi l’inefficacia, l’inconsistenza e l’inesattezza di procedure, linee guida e protocolli che chissà quale dirigente ha messo nero su bianco per tutti noi “sanitari”.
Non è l’ansia e la tensione a cui siamo sottoposti che ci farà perdere il sonno, ma la capacità di comprendere in che direzione stiamo andando.
Non ci ammazzerà il virus, quello farà il suo “normale” decorso.
?? ?????????̀ ?’?????????, la presunzione e l’arroganza della gente.
Ci ammazzerà un sistema sanitario nazionale che mette in campo procedure inadatte, contraddittorie e precarie per contrastare una pandemia mondiale.
Ci ammazzerà una classe politica e dirigente che per decenni ha usato il servizio più essenziale di un paese civile (la sanità) per strutturare il consenso a livello capillare. Come se la salute, le scelte in materia di sanità, i protocolli e la gestione dei servizi, si potessero decidere davvero stando seduti dietro una scrivania.
Ci ammazzerà la nostra propensione a credere che i problemi importanti si risolvano con misure piccole e slogan da bar dello sport: “andrà tutto bene un c****!”
Ci ammazzeremo perché: “se ho febbre e tosse meglio non dire niente e sperare che passi con la Tachipirina, perché se faccio il tampone e ho il COVID divento l’appestato del paese”.
Ci ammazzeremo perché non siamo capaci di fare squadra nemmeno nelle peggiori condizioni possibili.
Ci ammazzeremo perché non siamo capaci di guardare ad un palmo dal nostro naso.
Ci ammazzeremo perché non siamo capaci di prevedere gli eventi e agire di conseguenza (abbiamo avuto almeno quattro mesi pieni per prepararci alla seconda ondata).
Ci ammazzeremo tra di noi, perché resteremo inermi e in silenzio di fronte ad un posto letto negato ad un anziano perché occupato.
Ci ammazzeremo tra di noi, perché siamo la peggiore specie mai esistita su questo pianeta.
P.S. Quando tutto questo sarà finito, continueremo ad amare come sempre la nostra professione, ma odieremo profondamente il sistema sanitario nazionale».
– Un semplice autista-soccorritore del 118