Mariella, 40 anni.

«Sono risultata positiva al Covid-19 il giorno 23 ottobre con tampone molecolare fatto privatamente presso un laboratorio di analisi, perché con i miei sintomi (febbricola e mancanza di gusto e olfatto) l’azienda sanitaria locale di Barletta non mi riconosceva il tampone. Sono sposata, vivo in casa con mio marito e due ragazzi di 15 e16 anni, comincia l’incubo. Vivo, per quanto si possa vivere in una casa di 70 m quadri, in isolamento. L’Asl mi contatta dopo qualche giorno chiedendomi i nominativi con i quali io ero stata a contatto. Mi dicono che a breve avrei ricevuto una e-mail con un provvedimento disciplinare, e-mail ricevuta oggi 16 novembre. Non riceviamo nessuna chiamata da nessuno; stanchi di questa situazione mio marito, poiché lui sta a casa e poiché non abbiamo nessuna retribuzione lavorativa perché l’Inps non riconosce la quarantena, si reca presso l’ufficio igiene di persona e l’indomani (giorno 7 novembre) fanno il tampone. Durante questi giorni facciamo richiesta anche in un laboratorio di analisi per fare in modo che mio marito possa tornare a lavorare ma il fatto vuole che nello stesso giorno mio marito viene chiamato da entrambe le strutture, fa due tamponi (uno la mattina e uno il pomeriggio). Un risultato lo riceve il giorno dopo, quello della struttura privata positivo il giorno 7 novembre. Ieri, giorno 15 novembre, mio marito e le mie ragazze non hanno ancora nessun risultato dall’azienda sanitaria di Barletta. Dopo vari tentativi oggi 16 novembre ci risponde l’ufficio sanitario dandoci l’esito dei tamponi: mio marito negativo, una ragazza negativa e l’altro tampone non si trova! Le domande nascono spontanee: mio marito è positivo o negativo? Il tampone di mia figlia dov’è? Io quando farò il mio primo tampone di controllo?».

Fonte: Barletta E AVEST