Una piccola soluzione per cercare di preservare al meglio l’ex Palazzo delle Poste, poiché non ci sono le condizioni economiche per procedere all’acquisto, come scandito ieri dal sindaco Cannito. Inoltre, per esercitare il diritto di prelazione, il Comune ha troppo poco tempo a disposizione. La seguente proposta è stata formalizzata ed inviata al Sindaco dal consigliere comunale di maggioranza, avv. Giuseppe Bufo.
Si vuole dare seguito “alla volontà popolare di non inquinare la memoria storica che rivive giornalmente nei segni dell’eccidio scolpiti sulla facciata del palazzo delle Poste”, per questo Bufo ritiene di sollecitare il Consiglio Comunale di inoltrare al competente Segretariato regionale per la Puglia del Mibact una nota formale, «provvedendo a modificare il suo provvedimento di autorizzazione alla transazione tra EGI e Palladio sostituendo la congiunzione disgiuntiva “o” con la congiunzione copulativa positiva “e” sostituendo quindi alla precedente attuale versione prot. 84721 del 15.9.20 a firma del Segretario Dott. Salvatore Patania che così recita “AUTORIZZA …. 1) Destinazioni d’uso compatibili: L’immobile in questione dovrà prevedere una destinazione d’uso che risulti compatibile con il suo carattere storico-culturale o tale da non arrecare pregiudizio alla sua conservazione ed al pubblico godimento…” con la seguente nuova versione: “AUTORIZZA… 1) Destinazioni d’uso compatibili: L’immobile in questione dovrà prevedere una destinazione d’uso che risulti compatibile con il suo carattere storico-culturale e tale da non arrecare pregiudizio alla sua conservazione ed al pubblico godimento..”».
L’idea alla base resta quella di non consentire alcun tipo di appannamento della memoria storica, rappresentata dai fori delle mitragliate sulla facciata del palazzo. Ma la considerazione è comune a quella espressa già da Cannito, cioè che gli oltre 3 milioni di euro andrebbero ad appesantire la gestione della cosa pubblica, con tutte le difficoltà di reperimento delle somme e di aggravamento della spesa corrente annua.
La necessità è che la Soprintendenza regionale modifichi la prescrizione resa nell’atto con cui autorizza la vendita. Bisogna semplicemente modificare una “o” disgiuntiva, con una “e” copulativa. Un bizantinismo? La proposta di Bufo comporta che le prescrizioni vadano osservate entrambe, per non consentire al privato di attenersi magari solo a una parte a piacimento. «Ecco perché in questa fase è prioritario interloquire con la Soprintendenza» scandisce il consigliere.