Nasco mezzofondista per poi proiettarmi nel pianeta calcio, in particolare nella categoria degli arbitri, divenuta in seguito la mia principale e unica attività”. Antonio Damato, l’attuale Responsabile della Commissione Arbitri Nazionale per la Serie C, narra con entusiasmo gli anni dedicati con tanta abnegazione all’atletica.

“Ho sempre amato lo sport – afferma – e dai 10 ai 16 anni ho praticato l’atletica a buoni livelli, raggiungendo risultati ragguardevoli. Perseveranza, sofferenza, tenacia hanno sempre accompagnato i miei allenamenti. Ai momenti di difficoltà si aggiungevano alla fine i riscatti, le soddisfazioni e gli ottimi piazzamenti. Sono stato campione regionale dei 1200 metri ai Giochi della Gioventù. Gareggiavo per la Scuola Media De Nittis. Ricordo con ammirazione il Professore Cartuso di Educazione Fisica e Mimmo Ostuni della Gioventù Atletica Barletta, l’Associazione a cui ero iscritto. Altro episodio indelebile nella mia memoria i giri di campo effettuati in piena estate nel 1983 allo Stadio Puttilli (all’epoca era il Comunale) con Pietro Mennea che nella sua città, con il suo amico Savino Albanese, rifiniva con estrema accuratezza la sua preparazione. Soffri ma sogni il motto del grande Pietro è diventato anche il mio”.

È un piacere conversare con Antonio Damato. Immaginarlo ragazzino incline alla competizione, all’equilibrio, al rispetto delle regole.

“Con mio padre andavo spesso a vedere le partite di calcio – dice Antonio – Il Barletta in serie B mi appassionava. Mi attraeva il compito dei direttori di gara. Decisi di frequentare il corso da arbitro, lo aveva già fatto Michele, il mio fratello maggiore. Mi sentivo portato. Divenne il mio sogno. Rammento con piacere tre figure della Sezione di Barletta dell’AIA. Pasquale Gialluisi (a cui è stata intitolata la sezione), Mimmo Manente e Ruggiero Gambino. Delle persone speciali, dei punti di riferimento tecnicamente e umanamente”.

Con estrema dedizione dopo aver calcato per 17 anni i campi delle serie inferiori, per Antonio Damato giunse, finalmente, l’esordio in A in Sicilia il 10 dicembre 2006.

“Catania – Udinese (1-0), per me, è una partita indimenticabile – sottolinea – In tribuna c’erano mio padre Vito Ruggiero e mia madre Angela. Una grande gioia per i miei genitori. Pensate, la mia mamma ha continuato a lavare la mia divisa fino a quando ho smesso di arbitrare. Siamo una famiglia unita. E l’armonia caratterizza anche il rapporto con mia moglie Arcangela e le mie figlie”.

Per 10 anni, dal 2010 al 2017, Antonio Damato ha arricchito la sua carriera di arbitro a livello internazionale. Nel suo percorso le qualificazioni ad Euro 2012 e le Universiadi. Il 9 maggio 2018 la designazione per la finale di Coppa Italia all’Olimpico tra Juventus e Milan (4-0). Il 30 giugno dello stesso anno fu resa nota la sua dismissione per raggiunti limiti di età. Il 6 luglio 2019 la nomina a Responsabile della CAN PRO al posto di Antonio Giannoccaro. Altro incarico per Antonio Damato, oggi, è quello di Osservatore Arbitri per la UEFA.

Un bel percorso per quel ragazzino dalle idee chiare, con una bella personalità che sognava di arbitrare. Laureatosi in giurisprudenza è divenuto avvocato ma è ormai impegnato a tempo pieno con la FIGC e l’AIA.

“Essere arbitro comporta tanta passione. Fondamentale una spiccata capacità decisionale, molti sacrifici e molta autocritica” – ammette Antonio Damato – Essenziale investire sulla crescita dei giovani arbitri in un sano ambiente sezionale che funzioni, radicato a valori sani, al rispetto delle regole. Mai tradire l’umiltà e la voglia di imparare”.

Oggi si gioca a porte chiuse, osservando rigidi protocolli sanitari. La pandemia ha ridimensionato il calcio. Ai calciatori manca il pubblico. Al pubblico manca l’effetto stadio. “Speriamo quanto prima di tornare a condividere sul campo la gioia e l’entusiasmo delle gare – conclude Antonio Damato – Sempre con il massimo fair play”.