«Ora basta! Non possiamo più accettare rinvii, non possiamo più accettare ulteriori lockdown che nessun risultato raggiungono se non quello di affossare l’unico settore al quale viene chiesto, ormai da un anno, di fare da pietra sacrificale: il settore del commercio, del turismo e dei servizi, con particolare riferimento a categorie come quelle dei ristoratori, dell’abbigliamento, del turismo, del tempo libero. E non solo». Ha il via così la lettera firmata dal presidente del comitato Strade dello Shopping di Barletta, Rino Spadaro. «L’articolo 4 della Costituzione italiana recita così: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendono effettivo questo diritto”. Noi commercianti rivendichiamo a gran voce il diritto di aprire i nostri negozi nel pieno rispetto dei protocolli di sicurezza. Rivendichiamo con forza il nostro diritto, sancito dalla Costituzione, di LAVORARE. Noi commercianti vogliamo lavorare, dobbiamo riaprire le nostre attività e non possiamo più aspettare le incertezze di una politica regionale e nazionale che a distanza di un anno non è riuscita a risolvere l’emergenza, ma è solo riuscita ad affossare migliaia di imprese, condannandole forzatamente al “non lavoro” attraverso lockdown farsa».

«Siamo stanchi di essere considerati non essenziali. Noi siamo tutti essenziali perché con il nostro lavoro viviamo e facciamo vivere le nostre famiglie e quelle di tutti i nostri collaboratori. È urgente che il mondo politico prenda decisioni che portino alla riapertura dei negozi. Bisogna assicurare e garantire la possibilità di lavorare, garantendo il massimo rispetto dei protocolli di sicurezza alle imprese del commercio, del turismo e dei servizi che sono le uniche sottoposte a limitazioni delle aperture. E veniamo al capitolo ristori. Un decreto inefficace, che non prevede ristori, ove un commerciante abbia subito il 29% di perdite e non il 30%. Un decreto a tratti offensivo per imprese strozzate da mancati incassi, affitti da pagare, tasse, utenze, costi bancari, mutui, assegni e merce ormai acquistata da pagare. Siamo stanchi di essere considerati gli unici possibili portatori del contagio. Ridicolo! Siamo stati tempestivi nel completare tutte le procedure di sicurezza (altri costi), abbiamo fatto entrare nei negozi i clienti nei numeri previsti, abbiamo avuto la massima attenzione per la tutela della salute pubblica e siamo stati ripagati venendo considerati “non essenziali”. No! Questo non lo accettiamo più. Il 7 aprile riapriremo. A tutti i costi e secondo questo principio: “Basta chiusure. Sì alla regolamentazione attenta dei protocolli di sicurezza”. Lavorare è nostro diritto. Lo Stato ha tolto questo diritto solo a noi pochi. Adesso ne rivendichiamo la restituzione!».