In questi giorni è più che mai acceso il dibattito sui lavori di realizzazione di un ipermercato nei pressi delle Mura di San Cataldo, a due passi dal fossato del Castello.
Lo scorso 2 agosto, noi del Laboratorio di Immaginazione Urbana, insieme all’Associazione culturale “The Walkers – Free Walking Tour Barletta”, ci eravamo espressi riguardo alla rigenerazione delle Mura di San Cataldo, proponendo un’idea che riqualificasse quell’area e i suoi dintorni, ponendo al centro il tema del verde pubblico.

Nata attraverso un continuo dialogo con le varie realtà civiche e i cittadini attivi sul territorio (quasi cinquanta giovani professionisti locali l’avevano sottoscritta), questa proposta non era stata concepita come un intervento isolato, ma era stata inserita in una più ampia visione strategica di larga scala, che proponeva di trasformare l’intera fascia litorale barlettana in una vera e propria Green Belt che facesse da cerniera di filtro naturalistico e paesaggistico tra la città e il mare.

Al contempo, era anche un’idea fattibile, giacché essa trovava la sua più imminente possibilità di concretizzazione, la sua possibile ‘prima pietra’, in uno snodo importante, centrale e già pronto per essere trasformato – con poche risorse e pochi mezzi – in uno spazio verde pubblico attrezzato, da porre in continuità con il fossato del Castello: “Il Parco delle Mura di San Cataldo”.

Eppure, oggi, dopo qualche mese da quelle parole, restiamo rammaricati e basiti davanti all’azione politica di una amministrazione che, a distanza di sole due settimane dalla pubblicazione dei rendering relativi al progetto di fattibilità sulla riqualificazione del fronte mare, risulti poi inerte davanti alla costruzione di un ipermercato.

A prescindere dai retroscena sulle eventuali farraginosità dei procedimenti urbanistici e dei titoli edilizi necessari all’operazione, ciò che più ci sconcerta sono i modi con cui ogni volta si riesce ad eludere il dibattito sui beni e gli interessi comuni della città.

Restiamo convinti che il processo di rigenerazione urbana debba necessariamente passare per la partecipazione della comunità, affinché diventi parte attiva nei processi di cambiamento a cui la città è chiamata. Invece, della res pubblica, a Barletta, non se ne parla.

Rammarica ancora di più sapere che i proprietari stessi dell’area in oggetto avessero già proposto al Comune, qualche anno fa, di avviare il processo di perequazione per le aree in questione con richiesta di delocalizzare, delle proprie cubature edilizie in un’altra zona della città.
Già nell’articolo apparso su questa stessa testata il 15 novembre 2019 abbiamo provato a descrivere come questo grande progetto potesse essere intrapreso a partire da piccoli e semplici passi (‘urbanistica tattica’ e rinaturalizzazione).

D’altronde, molte altre città italiane ci sono da esempio in questo, mostrandoci come poter sfruttare le vecchie mura urbiche e i luoghi adiacenti al castello per realizzare grandi parchi urbani – veri e propri polmoni verdi che abbracciano la città. Basti pensare a Lucca o Ferrara. Oppure, per restare in Puglia, basti pensare a quanto accaduto a Lecce, con la riqualificazione del fossato del castello realizzato da Carlo V, o ad Otranto, con il recupero dell’intero percorso dei fossati cittadini per realizzare spazi destinabili alla pubblica fruizione. Queste città hanno riconosciuto le potenzialità degli splendidi caratteri architettonici e paesaggistici che i nostri territori offrono, riuscendo a rigenerare i luoghi nell’obiettivo di incrementare gli influssi turistici, ma anche e soprattutto di migliorare la qualità di vita dei cittadini.

Noi invece continuiamo a gestire l’amministrazione della città passando di emergenza in emergenza, senza nessuna reale progettualità a lungo termine, sviluppando inutili dibattiti a posteriori. Tuttavia, per il buon governo della città, è indispensabile possedere una pre-visione, un’idea quanto più possibile condivisa dei futuri sviluppi urbanistici e paesaggistici; ma, per individuare le opportunità di sviluppo, bisogna essere profondamente consapevoli dello stato attuale delle cose, dei caratteri detrattori e delle potenzialità esistenti. Senza queste idee-guida l’edificazione della città è condannata al caos, agli equivoci, agli interessi di parte, alla perdita di identità.