Lo abbiamo conosciuto con C’era una volta il Covid, il cortometraggio che ci ha raccontato, con la voce del silenzio, in quel momento vox populi, la vita durante il Coronavirus ma con un’aura di rinnovata pace e speranza, la stessa che solo un istinto giovanile può trasmettere. Gli occhi erano e restano i suoi, quelli di Giuseppe Arcieri, giovanissimo filmmaker barlettano, che ancora una volta ci vuole prestare il suo sguardo, quasi come a volerci cedere (più di) un paio di occhiali per la realtà aumentata. Quella che vediamo attraverso di lui però non è una realtà fittizia, non è fantasia. La sua è una realtà capace di travalicare ogni gap temporale, trasportandoci ora nel presente, ora nel passato, con spirito analitico e grande passione.

Protagonista la sua monografia C’era una volta Sergio Leone, uno dei pochi testi attualmente in circolazione a ripercorrere la carriera artistica e professionale del grande regista, sceneggiatore e produttore cinematografico, sin dagli albori. Un’idea nata grazie ad un compito, assegnato a Giuseppe in occasione dell’esame di Regia (studia Nuove tecnologie dell’arte presso l’Accademia di Belle Arti di Foggia) affidatogli dal suo docente. «La stesura del libro è durata circa un annetto – spiega Giuseppe –  L’ho realizzato e finito a giugno del 2020, per poi modificarlo e raffinare le ultime rifiniture il mese prima dell’uscita. L’ho quindi ripreso a distanza di più di un anno e l’ho modificato basandomi sui tre testi che ho citato nella bibliografia».

Sergio Leone. Perché la vita è cinema di Fabio Santini, Il cinema è mito: Vita e film di Sergio Leone di Marcello Garofalo e C’era una volta il cinema: i miei film, la mia vita (la cultura) di Sergio Leone, a cura di Noël Simsolo e con traduzione di Massimiliano M. Matteri: questi i tre capisaldi che hanno ispirato e supportato il lavoro del giovane, che ne ha estratto la linfa, la substantia, rielaborandoli secondo il suo autentico punto di vista. «Questi testi mi sono serviti come materiale documentativo – prosegue – dopodiché ho consultato diverse interviste disponibili su YouTube, ne ho ritagliato dei pezzetti che ho poi inserito nel libro. Ho tutta la sua filmografia, ho rivisto anche i suoi film, analizzandoli secondo quella che è la mia personale prospettiva».

Ma quindi di cosa parla il libro? «La monografia – ci spiega –  racconta la storia dell’intero percorso artistico di Sergio Leone, partendo dalla biografia e arrivando all’analisi dei suoi film, con annessi frame e immagini (il libro è a colori). Analizzo Il colosso di Rodi, la Trilogia del Dollaro e la Trilogia del tempo, ma non solo. Mi sono focalizzato anche sugli spot girati da lui che più mi hanno colpito, ad esempio quello sulla Renault, che porta la sua firma e quella di Ennio Morricone. Oltretutto Sergio Leone è stato anche produttore di svariati film, tra cui Il mio nome è Nessuno. Questo capolavoro alla regia è firmato Tonino Valerii, suo grande amico, ma si vocifera che il film sia stato in gran parte girato da Sergio Leone, nonostante lui non lo abbia mai detto. Il suo percorso artistico inizia come aiuto-regista, gli interessava lavorare, apprendere, e molto spesso non veniva accreditato».

Tuttavia sappiate che non finisce qui. «Faccio anche un lungo discorso sul suo pre-regia. Sergio Leone non si cimenta subito alla regia e alla direzione dei film, ma parte come comparsa. La prima è stata sul set di Ladri di biciclette, diretto da Vittorio De Sica. Poi ha fatto l’assistente per tantissimi registi e il suo contributo più importante è stato come direttore di seconda unità nella scena di Ben Hur (la corsa delle bighe). Amo la sua carriera perché parte proprio da zero, pur essendo cresciuto in una famiglia di artisti di fama e di spessore, basti pensare che il padre è stato uno dei pionieri del cinema muto, eppure lui decide di fare gavetta come aiuto-regista fino ad arrivare poi a Il colosso di Rodi, grazie alla conoscenza di un produttore che decise di finanziarlo. Di lì a distanza di vari anni ha girato anche Per un pugno di dollari».

Un’altra novità del libro di Arcieri risiede anche e soprattutto nell’importanza data al processo creativo dei film di Sergio Leone, un’attenzione capillare non solo al prodotto finito ma alla sua genesi, a ciò che lo ha ispirato, al processo che ne ha costituito l’evoluzione, senza trascurare niente e nessuno, compreso il lavoro di tutti quegli operatori “dietro le quinte” il cui contributo è però basilare: addetti alla scenografia, alla fotografia e alla musica. E a proposito di musica, immancabile il tributo al suo profondo legame con Ennio Morricone, “bacchetta d’oro” dei palcoscenici di tutto il mondo, insostituibile collaboratore e intimo amico del regista.

«Nel libro approfondisco il loro legame, la figura di Morricone è stata fondamentale per Sergio e per tutti i suoi film. Tutti conoscono il loro rapporto, sono stati dei veri pilastri per la storia del cinema italiano e anche per quello internazionale. Sergio Leone è stato il regista contemporaneo che è riuscito a portare la bandiera dell’Italia a livelli altissimi, tanto che attualmente è studiato nelle scuole di cinema americane e le sue sequenze sono studiate in tutto il mondo, non solo in Italia. Il messaggio che ho voluto dare con questo libro è quello di omaggiare il nostro cinema, omaggiare uno degli artisti più grandi della storia del nostro cinema, attraverso il modesto punto di vista di uno studente». E se questi dettagli vi sembrano troppo poco esaurienti, cosa state aspettando allora? Correte a comprare il libro. Buona lettura.

 

A cura di Carol Serafino

Foto di Roberto Zita (admin della pagina “La congiura dei cinefili”)