Sono 124 i braccianti in meno iscritti nel 2020 negli elenchi anagrafici dell’Inps nella Bat. Un numero che diventa molto più alto se si prende in considerazione il periodo 2017-2020: meno 1.657 lavoratori agricoli. Ma se, invece, si considerano le giornate dichiarate si assiste ad un incremento: nel 2020 sono state 68.031 e, facendo una media rispetto ai 19.256 iscritti negli elenchi anagrafici, si assiste a un più 3,5 giornate dichiarate per lavoratore.

“Poca cosa”, dice il segretario generale della Flai Cgil Bat, Gaetano Riglietti che nella sua analisi sul lavoro agricolo dipendente nella provincia passa al setaccio anche la situazione analitica dei comuni. “Il maggior aumento di giornate dichiarate riguarda Andria con un +30.873 e a seguire Canosa di Puglia, Bisceglie e Barletta con numeri di gran lunga inferiori. Ma è da sottolineare il fatto – osserva Riglietti – che un terzo del totale (il 31,48%) ne ha massimo 50, si tratta dunque di addetti che non avranno neanche diritto alle prestazioni previdenziali”.

Circa il 14% degli iscritti negli elenchi anagrafici 2020 è composto da una platea straniera, di cui oltre il 60% di nazionalità romena che oramai è stanziale da anni nel territorio.  Questa è la fotografia del lavoro agricolo dipendente nella Bat, come riportata negli elenchi anagrafici annuali pubblicati dall’Inps per l’anno 2020 lo scorso 31 marzo. Nel dettaglio, lo scorso anno i braccianti agricoli residenti nei comuni della Bat, iscritti negli elenchi, sono stati 19.256, un numero inferiore rispetto al 2019 quando erano 19.380 e meno ancora del 2018 e 2017. Sono state poco più di 1 milione e 755 mila l’anno scorso le giornate di lavoro dichiarate all’Inps a fronte di 1 milione e 687 mila nel 2019. I lavoratori agricoli immigrati iscritti nel 2020 sono stati 2.681, in calo rispetto al 2019 di 289 iscritti.

“Questo cosa vuol dire? Forse che sono andati via o che è aumentato il sommerso? La maggior parte sono di nazionalità romena (1.622) ormai stanziale sul territorio della Bat, poi marocchina (180), albanese (130), bulgara (108) e poi altre nazionalità a seguire. Circa il 12% dei lavoratori agricoli iscritti negli elenchi anagrafici del 2020 ha un’età tra i 60 e i 67 anni e oltre. Mentre il lavoro femminile in agricoltura certificato negli elenchi anagrafici 2020 nella Bat per il 2020 si attesta al 14,03%, a differenza di altre province pugliesi dove la percentuale di lavoro femminile in agricoltura arriva a toccare il 50%. L’incidenza delle giornate dichiarate ai lavoratori agricoli di nazionalità straniera sul totale 2020 è pari al 11,71%, poca cosa. Inoltre, quando si dice che non si trova la manodopera per via della mancanza dei braccianti immigrati, riteniamo che non si stia dicendo la verità perché questi numeri dimostrano che la percentuale di lavoratori stranieri è davvero residuale (se si considera che quelli di nazionalità romena ormai abitano nelle nostre città). Il fatto che siano aumentate le giornate dichiarate e il numero dei lavoratori iscritti sia diminuito, riteniamo, dunque, che sia dovuto a diversi fattori, uno dei quali può essere un’emersione di alcune irregolarità. Ma nonostante il numero di giornate sia cresciuto, nella provincia Bat i lavoratori che superano le 151 giornate rappresentano solo il 22,19%, mentre chi supera le 181 giornate rappresenta solo il 3,07%. E questo sempre in un territorio ad alta vocazione agricola. A noi tutto ciò sembra una grande contraddizione, è evidente che i conti non tornano. Anche per questo proseguiamo con la nostra azione di rivendicazione sul territorio per la difesa dei diritti dei braccianti che tra l’altro in questo momento sono stati anche dimenticati nel Dl Sostegni nonostante tutto l’impegno profuso e le ripercussioni subite anche da questo comparto nella difficile situazione derivante dalla pandemia”, conclude Riglietti.