Ringrazio chi in queste ore, da diverse posizioni politiche e con assoluta onestà intellettuale, mi sta esprimendo la propria solidarietà e vicinanza”. A intervenire è Flavio Basile (Gruppo misto), presidente vicario del consiglio comunale di Barletta, per replicare alle accuse di “apologia del fascismo” pervenute dai consiglieri comunali in quota Coalizione Civica Barletta, Carmine Doronzo, Michelangelo Filannino e Ruggiero Quarto. “Nel corso del mio intervento, come spiegato in consiglio comunale, non ho mai elogiato il fascismo – evidenzia Basile – Ho solo detto che come in tutte le epoche, ci sono state anche delle cose buone fatte nel corso di quel periodo storico. Sono dispiaciuto del fatto che qualcuno ne abbia approfittato per tagliare parte del mio intervento e diffonderlo sui social. Qui nessuno è fascista, tantomeno il sottoscritto. L’amministrazione comunale di Barletta non è affatto fascista e non lo sono io”.

Basile fa chiarezza sull’andamento degli eventi, allegando anche il filmato completo del suo intervento. “Mi spiace che i soliti noti abbiano abbandonato l’assise consiliare dopo aver offeso e puntino al populismo sui social per strumentalizzare concetti che vengono estrapolati da un’argomentazione di carattere politico. Questa è politica da baraccone a fini propagandistici. Queste persone si dicono contro la violenza e in realtà utilizzano questi espedienti per alimentare odio nei confronti di terzi, fomentandolo con mezzi di bassa lega, utilizzati per raccattare consensi e voti”.

La dialettica politica e la bellezza della pluralità delle idee di uno stato democratico presuppongono il rispetto per la dignità umana che gli artefici dei post affidati ai social stanno ledendo, in modo subdolo e meschino, allontanandosi dal dibattito” spiega Basile, che anticipa la volontà di tutelare la propria persona “qualunque diffamazione social o a mezzo stampa che possa strumentalizzare, infangare o offendere la mia persona e la carica istituzionale che rivesto. Sto valutando le azioni legali – conclude -compresa quella penale, da intraprendere verso gli artefici di siffatti commenti e post che manipolano artatamente la verità dei fatti, alimentando l’odio”.