Il passe-partout per una ripresa delle attività è arrivato finalmente anche per palestre e centri sportivi, che a partire dal 24 maggio, dopo mesi di forzata chiusura, hanno potuto dire addio alla battuta d’arresto. Una ripartenza spasmodica, a tratti, dato che si credeva che l’apertura del sipario sarebbe avvenuta in un futuro prossimo, intorno ai primi di giugno. Ma tutto è bene quel che finisce bene (anche se “finirlo” con preavviso sarebbe stato meglio) e i personal trainer son tornati una volta per tutte ad allenare e salvaguardare la forma psicofisica dei propri clienti. Oltre a tonificare il corpo, è tuttavia importante anche una corretta divulgazione scientifica, relativamente a tematiche trattate ingiustamente in modo subalterno. Ad esempio, cosa non ci aspetteremmo e che invece potrebbe rappresentare una innovazione intelligente in ambito sportivo? Integrare la compagine della “terza età” nelle attività legate all’educazione motoria potrebbe essere una possibilità. A parlarcene è ancora una volta il personal trainer barlettano Davide Dibitonto.

«L’attività fisica riveste un ruolo fondamentale per gli anziani – spiega – poiché l’età avanzata rappresenta il punto più fragile e delicato nel proprio percorso di vita ed il movimento aiuta a contrastare problematiche salutari ad essa connessa. La mancanza di attività fisica compromette le capacità funzionali del corpo e diventa nella maggior parte dei casi, l’anticamera delle più svariate malattie. L’organismo infatti, incapace di tollerare anche i minimi sforzi della quotidianità, provoca il peggioramento della funzionalità di molti organi causando patologie ben note, come infarto, ictus, osteoporosi, diabete e altre ancora».

Quali possono essere dunque i benefici apportati? «Gli effetti positivi dell’attività fisica si manifestano anche nella sfera cognitiva – prosegue –. Diversi studi hanno dimostrato come lo sport aiuti a combatterne il declino e riduca l’insorgenza di malattie come la demenza senile. Dunque l’attività fisica anche in questo caso può essere definita una vera e propria medicina, che sgraverà sui costi delle terapie farmacologiche in alcuni casi esosi per l’intera società, creando un meccanismo virtuoso di benessere collettivo».

E l’allenamento, invece, in cosa consisterebbe? «La scelta delle attività da proporre dovrà essere adattata al soggetto – dichiara in conclusione Dibitonto –. Nella maggior parte dei casi si dovranno prediligere attività a basso impatto (come la ginnastica dolce) ed attività che vadano a stimolare sia le capacità aerobiche che quelle anaerobiche. L’OMS riguardo a questo tema ha stimato un impegno motorio per l’età avanzata per circa 150 minuti settimanali per le attività aerobiche e 120 minuti settimanali per quelle anaerobiche (ripartite in due sedute settimanali da 60 minuti l’una). Per le capacità anaerobiche l’intento è accrescere i livelli di forza e contrastare la fisiologica perdita della massa muscolare, che riveste un ruolo cruciale nelle attività quotidiane. In questo caso sarà di fondamentale importanza l’apporto familiare: i parenti dovranno stimolare l’anziano nel svolgere attività in autonomia, invogliandolo a svolgere sport anche con lo scopo di socializzare e renderlo il più partecipe possibile nel contesto societario. Il famoso film Non è mai troppo tardi con Jack Nicholson e Morgan Freeman non si sbagliava affatto».

 

A cura di Carol Serafino