Ieri sera, in occasione di uno degli appuntamenti della rassegna culturale e cinematografica “Cinema e libri tra sabbia e stelle”, al lido I Ribelli di Barletta sono stati indagati fatti storici poco noti, grazie alla presentazione del libro “Con le chiavi in tasca” di Francesco Loseto, mediata dalla giornalista Floriana Tolve.

È un libro che tratta una vicenda storica, minuziosamente studiata dal professore, ovvero quella che ha riguardato gli ebrei nel sud Italia negli anni a cavallo tra il 1400 e il 1500. Le ricerche dell’autore si sono concentrate in particolare sulla città di Bari, dove è ambientata la storia, e dove c’era un quartiere, la Giudecca, che ospitava gli ebrei e che oggi non esiste più.

«In quegli anni sono stati cacciati 60 mila ebrei dall’Italia meridionale- ha spiegato Loseto -e gli ebrei rappresentavano una parte consistente della popolazione, che era anche ben integrata nel tessuto sociale. Anche a Barletta c’era un cospicuo numero di ebrei, studiando i documenti dei censimenti sembra ce ne fossero circa 470. Ma intorno al 1495 qualcosa cambiò con l’indebolimento del controllo degli aragonesi e di questa situazione ne approfittarono gli insolventi nei confronti dei banchieri ebrei, aizzati dai frati minori. Si creò un clima di ostilità, che portò poi all’emanazione di editti di espulsione nei confronti degli ebrei».

A testimonianza della convivenza pacifica che ebrei e cristiani erano abituati a condurre prima di questi cambiamenti, il libro racconta un’amicizia profondissima tra David, un ragazzo ebreo, e Colavito, un ragazzo cristiano. David incarna due anime in conflitto, quella puramente ebrea, che deve rispettare uno stile di vita kosher, e quella tipicamente barese, che lo porta ad innamorarsi di una donna cristiana e ad assaggiare furtivamente un pezzo di polpo, cibo non propriamente permesso nella dottrina ebrea.

La repressione nei confronti degli ebrei attuata negli ultimi anni del 400 richiama nelle nostre menti le vicende ben più note nel nostro immaginario avvenute nel 900. Gli ebrei erano costretti a portare una rotella rossa e si creò un clima di ostilità crescente fino all’editto di espulsione. Al tempo stesso, queste dinamiche erano già state collaudate nel regno di Spagna (e quindi anche nell’Italia meridionale) con la cacciata dei mori e degli ebrei.

Dalle relazioni di David e di Colavito con il sesso opposto emergono anche dettagli sulla condizione femminile dell’epoca e il tema della schiavitù. «La schiavitù in Italia è un tema del passato poco discusso, si pensa che si tratti di qualcosa di molto antico, ma l’ultimo atto notarile di vendita di una schiava a Bari risale al primo 1600- ha raccontato Loseto- Mentre per quanto riguarda la condizione della donna, questa ricopriva un ruolo subalterno sia nella cultura cristiana che in quella ebraica. Tuttavia, nella religione ebraica, il matrimonio prevedeva la stipula di un contratto che veniva affisso alle pareti di casa e che il marito doveva rispettare. Questo era un mezzo per tutelare la donna nelle mura domestiche».

La storia personale di David, anticonformista che tenta la scalata sociale con il suo sogno di diventare proprietario di una macelleria, si mescola quindi con la storia ufficiale, sconvolta dall’editto aragonese che sancì l’espulsione degli ebrei dal regno. «E questo momento spiega il titolo del libro. Gli ebrei erano increduli davanti a ciò che stava succedendo, perciò partivano tutti con le chiavi in tasca, sperando di poter tornare, prima o poi, nelle loro case».