Una manifestazione che aveva le sembianze di un grido di aiuto, uno “scatto” di rabbia e di ribellione, rispetto ad un immobilismo che sta atrofizzando persino il buon senso: è quanto è emerso dalla “scesa in campo” di ieri 30 luglio, quando Legambiente Barletta e le altre associazioni che si occupano di ambiente e territorio si sono riunite sotto la sede di Palazzo di Città per smuovere le coscienze. La ragione scatenante riguarda una ricerca aberrante, un biomonitoraggio proposto da associazioni e movimenti volto a dimostrare la crisi ambientale nella quale riversa la nostra città. Sono stati effettuati dei test sulle unghie di un campione di 366 bambini, di età compresa tra i 7 e i 9 anni, e il dato emerso conferma quanto si paventava: è stata riscontrata la presenza di metalli pesanti con valori superiori rispetto a quelli di una città su cui grava solo il peso di smog e traffico veicolare. Arsenico, cadmio, mercurio, nickel: sostanze dannose per la salute pubblica, veicolate da un inceneritore/ cementificio troppo vicino al centro di Barletta, circostanza sulla quale però dilaga una lancinante indifferenza. Lo studio, iniziato nel 2019, è stato reso noto su una rivista scientifica dal Dottor Agostino Di Ciaula e si auspica, attraverso la manifestazione di ieri, di poterlo divulgare a macchia d’olio a tutta la città, per una generale presa di coscienza. «I dati sono preoccupanti – afferma Raffaele Corvasce, presidente del circolo cittadino Legambiente Barletta –. Abbiamo voluto fare fronte comune per parlare di questa problematica e per spiegare alla cittadinanza quello che sta succedendo perché queste cose spesso passano in sordina. Vogliamo avere anche delle concause, ma ci sono alcuni fattori scatenanti che non possiamo non evidenziare. Aziende simili non possono lavorare senza danneggiare l’ambiente. È vero, alcune sono qua da tanti anni, hanno dato lavoro e la città è cresciuta loro attorno, ma noi non possiamo pagare per questo, dobbiamo avere sempre e comunque il diritto della salute». Un “I Care” ispirato a Don Milani dunque, che vuole svettare in cima alle coscienze e sopravvivere.

 

A cura di Carol Serafino