Terzo appuntamento per ‘’Come eravamo’’, la nuova rubrica di Barletta.news24.city che ripercorrerà pagine importanti della storia di Barletta. Al centro di questa narrazione, gli anni ’60, segnati dal boom economico, dalla forza della DC e dalla rievocazione della ‘’Disfida di Barletta’’.

Il mondo cambia-Coesistenza pacifica e risposta flessibile: le nuove dottrine, rispettivamente del segretario del PCUS Nikita Chruscev e del presidente americano John Kennedy, inaugurarono una fase nuova della ‘’guerra fredda’’, che divenne meno muscolare e coinvolta più in senso politico ed economico, che per un preludio ad un conflitto armato.

Quadro della Madonna dello Sterpeto

Gli anni ’60 coincisero con i primi timidi segnali di avvicinamento tra le due superpotenze mondiali, sebbene non impedissero comunque il presentarsi di acute crisi internazionali. Nel 1961 la ‘’Crisi di Berlino’’ con la costruzione del Muro e, l’anno successivo, la ‘’Crisi di Cuba’’ con il dispiegamento di missili balistici sovietici nello stato caraibico, furono campanelli importanti per lo scoppio di una possibile terza guerra mondiale. Lo scenario bellico, fortunatamente, non si verificò, ma, anche in Italia, crebbe quella sensazione di dare un segnale importante a livello politico. Evento spartiacque, l’intervento sovietico in Ungheria nel 1956, che raffreddò definitivamente i rapporti tra il PCI di Palmiro Togliatti e il PSI di Pietro Nenni. Per la prima volta dall’inizio della ‘’Prima Repubblica’’ divenne conseguentemente possibile l’avvicinamento socialista con il partito di maggioranza relativa, la Democrazia Cristiana, motivata anch’essa nel trovare nuovi interlocutori dopo la crisi del centrismo. L’accordo, che non fu comunque semplice da raggiungere, si concretizzò solo dopo la caduta del governo Tambroni del 1960(il solo con l’appoggio dei neofascisti e ricordato per l’insurrezione di Genova). Nel 1962 nacque così un governo tripartito(con astensione socialista)guidato da Amintore Fanfani, a partecipazione DC-PRI-PSDI, che attuò una serie di riforme(nazionalizzazione industria elettrica con la nascita dell’Enel e l’istituzione della scuola media unificata). L’anno successivo fu Moro a capo di un governo di ‘’centro-sinistra organico’’, con la partecipazione attiva dei socialisti, che si unirono alla coalizione completata da socialdemocratici, democristiani e repubblicani.

A Barletta il decennio si aprì con la seconda giunta guidata dall’avvocato democristiano Giuseppe Palmitessa, che portò a 18 gli eletti dello ‘’scudocrociato’’ in Consiglio Comunale. Da segnalare, la forte crescita del PCI che conquistò 14 seggi, mentre ai socialisti andarono solo cinque unità, comunque sufficienti per la formazione della prima maggioranza di centrosinistra a Barletta con tre anni di anticipo rispetto all’esperimento nazionale. Il secondo mandato Palmitessa viene ancor oggi ricordato per il raddoppio della litoranea di Levante, per l’acquisto dello Stato di ‘’Palazzo della Marra’’, per la costruzione del Palazzo di Città e, soprattutto, per l’incoronazione, nel 1961, della Madonna dello Sterpeto dal cardinale Alfredo Ottaviani, in occasione del Centenario dell’Arcidiocesi di Barletta. Un grande quadro a mosaico della protettrice di Barletta fu poi donato a Papa Giovanni XXIII da devoti barlettani a chiusura di un pellegrinaggio a Roma.

La giunta Palmitessa terminò nel 1962 per scelta dello stesso primo cittadino. Gli subentrò l’allora democristiano Carlo Ettore Borgia, anche lui in rappresentanza di una maggioranza PSI-DC. L’amministrazione, in carica per due anni fino al 1964, deliberò l’istituzione dell’ITC  e stimolò la Cassa di Risparmio ad aprire una filiale, ma dovette affrontare serie difficoltà sul tema ospedale. L’Ospedale Umberto I venne infatti classificato di ‘’prima categoria’’ grazie soprattutto al contributo del prof.Ruggiero Lattanzio, primario di chirurgia e direttore sanitario. L’edificio tuttavia mostrava grandi carenze, presentandosi vetusto e in condizioni precarie. Nemmeno gli interventi integrativi della struttura esistente comportarono significativi passi in avanti e il Ministero della Sanità non poté dare il suo assenso alla ristrutturazione. Un’ulteriore conferma per l’edificazione del nuovo ospedale.

Il boom economico- Gli anni ’60 furono gli anni del boom economico cominciato già nel decennio precedente.

Cementeria di Barletta

Alle numerose fabbriche che Barletta aveva nel suo territorio: la Cementeria, la Montecatini e la Cartiera, si aggiunse in quegli anni anche il Maglificio del Sud e quei primi ‘’embrioni’’ di comparti industriali del calzaturiero, che sarebbero poi fioriti con successo vent’anni dopo. Gli operai ottennero i primi aumenti salariali, seppur lontani dalle medie degli altri stati europei, e gli interventi grazie alla Cassa del Mezzogiorno mutarono l’economia cittadina, che attraversò un periodo di transizione. La tradizionale componente agricola fu infatti bilanciata dagli addetti all’industria, con un 37% di concentrazione operaia che superava il 27% della media pugliese. Caso emblematico proprio la Cementeria, che ebbe in quegli anni uno straordinario sviluppo che l’avrebbe portata, ben presto,  alla quotazione in borsa. Anche a Barletta, in linea con quanto avveniva nel contesto nazionale, il boom economico comportò un rapido incremento del valore delle aree e una speculazione immobiliare: il risultato, la nascita sì di imprese di costruzione e di un gran numero di palazzi, ma non sempre rispettando un disegno urbanistico. Divenne quindi necessario dotare la città del primo PRG(Piano Regolatore Generale) che fu affidato, nel 1959, all’ingegner Domenico Di Gioia. Il PRG fu adottato nel 1967 e approvato solo nel 1971, ma non si rivelò all’altezza delle aspettative, a causa delle caratteristiche proprie dell’epoca in cui era stato predisposto, ormai superate al momento dell’adozione. Il piano, inoltre, non teneva conto della nuova disciplina sui vincoli ed era carente da qualsiasi riferimento alle zone omogenee, agli standard e ai limiti di densità. L’approvazione della variante generale del PRG avverrà ben 13 anni dopo, nel 1984, e un quarto di secolo dopo l’inizio del progetto.

Michele Morelli, sindaco dal 1965 al 1970

La lunga amministrazione Morelli, la Bari Nord e il Comprensorio-Nella tornata amministrativa di metà decennio, la Democrazia Cristiana sfiorò la maggioranza assoluta, garantendosi ben 19 seggi. Fu naturale sbocco un tripartito con PSI e PSDI, guidato dall’avvocato democristiano Michele Morelli, che amministrò la città per cinque anni(intervallato solo da una breve parentesi in cui la città fu commissariata e poi riprese la carica di sindaco dopo le operazioni di voto). Nello stesso appuntamento elettorale i due leaders cittadini del partito ‘’scudocrociato’’, Carlo Ettore Borgia e Giuseppe Palimitessa furono eletti nel Consiglio Provinciale. Nello scenario nazionale cominciò intanto a mostrare i primi segni di debolezza il ‘’centro-sinistra organico’’, sia per la stretta creditizia operata da Banca Italia, sia per lo shock salariale del 1963, conclusosi con un aumento delle retribuzioni del 14% e con una fuga di capitali all’estero. Tornando alle vicende della nostra città, nel 1965 fu inaugurata la nuova linea ferroviaria della Bari Nord(la Barletta-Bari),  che sostituì la vecchia locomotiva di piazza Fratelli Cervi(messa a riposo nel 1959) e consentì alla città di potersi dotare di due stazioni: la ‘’Centrale’’ che terminava sul piazzale delle Ferrovie dello Stato e lo ‘’Scalo’’, con tre binari e un piano scaricatore con un magazzino per la ricezione delle merci. Sempre nello stesso anno, da segnalare la nomina di Anna Cassandro Sernia, figlia di Michele noto storico del loco e sorella del liberale Manlio(deputato in Parlamento), come presidente della sezione di Barletta di Società di Storia della Patria per la Puglia. Dedicò tutta la sua vita alla cultura e al mondo della politica, aderendo al PLI.

Due anni dopo, venne eretta la parrocchia di San Ruggiero, retta da Don Franco Damato, mentre, nello stesso anno, l’allora pontefice Paolo VI conferì il titolo di vescovo di Canne a Mons. Giuseppe Carata. Il decennio si chiuse con la scomparsa di mons.Santeramo(1969) e con l’idea(1968) di un’aggregazione che rappresentasse il territorio a nord della provincia di Bari, il Comprensorio Nord Barese. Il riferimento all’istituzione della nuova provincia era lapalissiano, ma non erano ancora maturati i tempi(sarebbero maturati parecchi anni dopo). La motivazione dell’istituzione del Comprensorio andava cercata nello stesso contesto storico. Il governo in quegli anni attuò la nota ‘’politica dei poli di sviluppo’’, creando aree e nuclei per lo sviluppo industriale. Differentemente dagli interventi che ci furono in altre aree come la zona industriale di Bari(Fiat, Breda, Ignis), Taranto(Italsider) e Brindisi(Montedison), l’area Nord della provincia di Bari non fu inclusa nell’area industriale. L’obiettivo, attraverso il Comprensorio, fu proprio quello di lanciare il nordbarese, attraverso uno sviluppo globale(agricolo, industriale e turistico). L’idea andrà ufficialmente in porto sei anni dopo.

La prima rievocazione della Disfida-Grazie all’impulso di don Peppuccio Damato e del cav.Damiano Daddato, nel febbraio del 1965 fu organizzata la prima rievocazione della Disfida di Barletta.

Il Fossato del Castello gremito in uno degli ultimi spettacoli della Disfida.

L’idea di don Peppuccio fu proprio quella di rilanciare un rinnovato interesse per il combattimento cavalleresco del 1503, non solo in chiave storica, ma anche turistica. Gli spunti del resto non mancavano in Italia, dove in altre parti, ad esempio Foligno con la quintana, andavano abitualmente in scena manifestazioni cavalleresche. Al primo appuntamento, segnato dalla messa in scena della sfilata, seguirono quelli degli anni successivi. Anno importante, il 1967, quando, per la regia di Antonio Basile, fu realizzato il primo certame cavalleresco, combattuto nello stadio ‘’Lello Simeone’’. La città rispose con entusiasmo: migliaia e migliaia di persone  di ogni età parteciparono abitualmente ai cortei, affacciandosi anche ai balconi. Un attaccamento verso la ‘’Disfida’’ andato ridimensionato, ma sentito ancor oggi.

A cura di Giacomo Colaprice