“Una misura anti-Covid per consentire il distanziamento”: uno dei commenti sarcastici che albergano sotto ad un post caricato meno di un giorno fa sulla pagina Facebook “Cosa non va a Barletta”. Parliamo di una delle vie della movida barlettana (una movida che ha nelle stagioni la propria discriminante), via Mura San Cataldo, chiusa al traffico veicolare dalle 16.30 fino alle 22. A suscitare ignominia cittadina la decisione di far persistere la presenza della zona pedonale anche in inverno (le ultime disposizioni prevedono la durata fino al 31 dicembre), nonostante la desolazione che impera nell’area con i primi freddi, rendendo dunque vano il provvedimento.

Tanti i disagi, soprattutto per i residenti, ai quali è vietato far sostare i propri veicoli e costretti quindi a dover trovare parcheggio lontano dalle proprie abitazioni. “Isole pedonali” sono state definite, che piuttosto che agevolare i cittadini, creano imbuti di traffico e un’occlusione ristagnante in altre zone della città di Eraclio.

Ai sensi del comma 9 dell’art. 7 del D.Lgs. n. 285/1992, è dichiarato che “I comuni, con deliberazione della Giunta, provvedono a delimitare le aree pedonali e le zone a traffico limitato tenendo conto degli effetti del traffico sulla sicurezza della circolazione, sulla salute, sull’ordine pubblico, sul patrimonio ambientale e culturale e sul territorio”, una sicurezza e un ordine pubblico che, data l’assenza di affluenza, non risultano inficiati secondo i domiciliati, i quali al contrario risentono dell’impossibilità di transitare in zona sia per la gestione delle proprie attività che della propria routine quotidiana.

Un malessere condiviso dunque, che rischia di essere esasperato, stando alla communis opinio, dall’attivazione di un sistema di controllo accessi nelle zone a traffico limitato munito di fotocellule. Eppure esiste anche la voce fuori dal coro di chi sostiene che aree pedonali non possano che giovare nel perimetro di un centro storico, che andrebbe al contrario completamente chiuso al traffico, rendendo agibile e percorribile la zona solo ai residenti e agli operatori dell’area. Ancora una volta Barletta è bicefala, spaccata in due e aspetta solo una tardiva collaborazione “dall’alto”.

A cura di Carol Serafino