Effetti visivi che hanno rasentato l’illusione, colonne sonore forgiate, nella loro potenza eternatrice, sui passi di danza, atmosfere rarefatte, magnetiche, in un tripudio di pathos: questo (e tanto altro ancora) è stato ieri Boomerang – Gli illusionisti della danza, uno spettacolo che ha concluso in grande stile e raffinatezza la 37ma stagione musicale dell’Associazione “Cultura e Musica “G.Curci” al Teatro Curci di Barletta.

Una conclusione immaginifica e ammaliante, direttamente proporzionale alla tenacia mostrata dal direttore artistico, il maestro Francesco Monopoli, che gomito a gomito col Comune di Barletta, con la Regione Puglia e col Ministero della Cultura, ha saputo realizzare uno show, dipanato in una carrellata di appuntamenti domenicali, degno di lode.

La RBR Dance Company, di scena ieri sul palco del Teatro Curci, è da diversi anni in prima fila per la mobilitazione a vantaggio dell’ambiente, proponendo dunque al suo pubblico progetti artistici atti alla sensibilizzazione e all’informazione, spettacoli che possano selciare solchi nell’anima, voragini di riflessione.

La produzione del 2021 ha incentrato il proprio focus sull’ecosistema marino: e così, durante la serata ieri, il pubblico ha assistito dal progressivo ritirarsi delle nevi perenni e lo scioglimento dei ghiacciai, al caos e alla frenesia urbana, all’uso smodato della tecnologia che a volte fa dimenticare la vita stessa, una prigione automatizzata in cui l’inconsapevolezza di essere diventati ormai “fantocci” la fa da padrona. Infine, a conclusione dello spettacolo, gli abissi “inondano” la scena: le acque dell’oceano sono “stanche”, fagocitate dalla plastica, dal pattume, perfettamente simulato dai ballerini rivestiti di sacchi della spazzatura.

Una performance che si è avvalsa delle colonne sonore ipnotiche di Diego Todesco e delle ondeggianti coreografie di Cristiano Fagioli, Cristina Ledri e Alessandra Odoardi, insieme ad illusioni ottiche, proiezioni, effetti luminescenti e costumi che hanno saputo offrire una resa rispondente al messaggio intrinseco di quella danza, in modo veritiero e incisivo. Il fine ultimo: acquisire una consapevolezza che tutti dovremmo possedere e cioè che ad ogni nostra azione ne corrispondono altrettante uguali e contrarie che si ripercuotono sulla qualità della nostra esistenza e sull’ambiente… un ambiente che però, anche se sofferente, ha sempre un margine di ripresa.

Allegoria di questo messaggio, nell’ultima battuta dello spettacolo, una solitaria ballerina dell’ensemble di nero vestita, che ha fluttuato su parole intarsiate nella mente: “Il mio nome è Vita. Io non ho bisogno dell’uomo ma l’uomo ha bisogno di me. I miei corsi d’acqua e le mie foreste possono decidere di prenderlo o di lasciarlo andare. Qualsiasi saranno le sue azioni, io esisterò per sempre“.

Si conclude così una stagione musicale che ha riportato l’arte nelle nostre vite, e che ha saputo sciogliere quell’impasse ibernata dal Covid-19. Al più presto la programmazione per la nuova stagione e per nuovi appassionanti spettacoli.