«Nel 2017 l’ex cartiera di Barletta, o meglio, l’area che la circonda, fu al centro di fatti di cronaca cittadina a causa dell’abbattimento degli olivi impiantati nel terreno circostante la struttura.
Nello specifico il clamore fu notevole perché, da un giorno all’altro, la città di Barletta si vide improvvisamente scippata di un importante patrimonio arboreo rappresentato appunto dai numerosi olivi secolari situati sulla fascia di terreno che da via Trani arriva a pochi passi dal mare: una superficie complessiva di 32 ettari con oltre 646 alberi di olive.
L’intervento fu giustificato come “potatura straordinaria”, ma questo non bastò alle forze dell’ordine che accertarono la natura illecita dell’abbattimento ed elevarono una sanzione amministrativa pari a 32.300€ ai danni dei proprietari dei terreni e degli esecutori materiali dell’atto.
Col passare degli anni, le piante lentamente hanno ricostituito la parte aerea e oggi possiamo nuovamente ammirare gli olivi, nel pieno del loro vigore e della loro bellezza.
L’incuria e l’abbandono della zona pongono certamente due questioni sul tavolo di discussione: la prima legata all’incuria di un fondo olivicolo tanto grande, la seconda più prettamente urbanistica legata a cosa le cittadine ed i cittadini ritengono utile configurare in quella zona. Sebbene il secondo punto interessi discussioni larghe che certamente la città dovrà affrontare in vista del Piano Urbanistico Generale (PUG), il primo è più facilmente affrontabile e concerne i rischi di pubblico interesse legati all’incuria di quel fondo.
La letteratura scientifica ci dice che la principale causa di diffusione dell’infezione da Xylella fastidiosa è rappresentata dall’assenza di cura dei fondi olivicoli, in quanto il Philaenus spumarius, anche chiamato “sputacchina”, ovvero il vettore principale di diffusione del batterio, sfrutta le erbe infestanti per crescere, riprodursi e anche come ospiti del batterio stesso, facilitandone la diffusione. La città non si può permettere il rischio di avere questi potenziali centri di diffusione del batterio, in quanto il settore olivicolo riveste un ruolo fondamentale per l’economia cittadina, da preservare ad ogni costo. La diffusione della Xylella comprometterebbe il notevole patrimonio arboreo di tutto il territorio cittadino e provinciale.,
Un altro aspetto che non si può far a meno di notare percorrendo via Trani, è la quantità di olive che la maggior parte degli alberi quest’anno ha prodotto.
Noi ci chiediamo – arriva la proposta della formazione politica barlettana Coalizione civica, per la salvaguardia degli ulivi collocati in quella zona di Barletta e il loro utilizzo in senso sociale – se quelle olive potranno mai essere raccolte e destinate alla produzione di olio o se, purtroppo, andranno perse e marciranno nel terreno, rendendo vano tutto il lavoro svolto dalla pianta per produrle e generando uno spreco alimentare non indifferente.
Vista la disattenzione della proprietà del fondo, vorremmo proporre di raccogliere le olive e destinare l’olio che ne deriva alle mense sociali delle associazioni di volontariato che nella nostra città preparano da mangiare per le persone più bisognose. Siamo addirittura disposti ad organizzare una squadra di persone volontarie che possa procedere alla raccolta.
Chiediamo al commissario prefettizio dott. Francesco Alecci, in qualità di massima autorità cittadina, di sollecitare interventi di messa in sicurezza del fondo, nell’interesse dell’intero comparto olivicolo e di utilizzare i propri canali istituzionali al fine di farsi intermediario con i privati proprietari del suolo, affinché questa azione benefica possa realizzarsi in sicurezza e in tempi utili al perseguimento delle finalità ambientali e sociali che si pone di raggiungere.
Inoltre chiediamo che si provveda a un accertamento dello stato di salute del suolo e della flora, essendo la Xylella arrivata già da qualche mese nel nord barese, e che si programmino degli interventi ordinari di gestione delle piante presenti sull’appezzamento che prevedano la potatura, la concimazione e la raccolta in modo da scongiurare un nuovo deperimento delle piante e con esso i rischi legati a vari agenti patogeni che potrebbero diffondersi evitando altri interventi di “potatura straordinaria”».