Una macchina incendiata la notte tra il 15 e il 16 gennaio, sotto il ponte della SS16 di via Foggia, nelle stesse ore in cui si perdevano per sempre le tracce di Michele Cilli, il 24enne barlettano che gli inquirenti temono possa essere finito vittima di un regolamento di conti tra gruppi criminali. La vettura è andata a fuoco in contrada Francesca, poco lontano dalla zona della Fiumara dove nelle ultime tre settimane si sono concentrate le ricerche di Cilli portate avanti senza sosta da volontari e Forze dell’Ordine. La segnalazione del rogo è arrivata da una telefonata anonima. Nella memoria di 13 pagine consegnata ieri sera in Procura dal criminologo Gianni Spoletti, incaricato dalla famiglia di Cilli di supportare le indagini degli inquirenti, viene avanzata l’ipotesi che l’incendio della macchina e la scomparsa del 24enne possano essere collegati tra loro. “Non sappiamo a chi appartenga l’auto e cosa possa averne provocato l’incendio” dichiara Spoletti, “ma se esistono elementi riconducibili a quanto accaduto a Cilli è giusto che si vada a fondo nell’analisi degli indizi”.

Prima della macchina incendiata, il criminologo Spoletti aveva già segnalato agli inquirenti il ritrovamento di tre taniche di acido muriatico nella zona sud di Barletta ed una lettera anonima recapitata alla famiglia di Cilli in cui si fa cenno agli ambienti della droga in cui potrebbe essere maturata la scomparsa del 24enne. I parenti del ragazzo non si danno pace: la loro speranza è che si rompa il muro di omertà dietro il quale si cela la verità sul caso Cilli.