“Quando si parla di sostenibilità non ci si può limitare solo alla fase di esercizio di un edificio, bisognerebbe studiare dall’estrazione in cava al trasporto, alla trasformazione, in poche parole, considerare l’insieme. La sostenibilità deve assolutamente considerare l’importanza del rispetto dell’economia locale, della situazione sociologica di zona. Occorre fare uno studio approfondito con un approccio olistico. Invece, purtroppo, chi parla di sostenibilità e rigenerazione si focalizza su un aspetto microscopico che non porta alcun beneficio al territorio”.

È quanto afferma Ettore Maria Mazzola autore del libro “Rigenerazione urbana” pregevole saggio bilingue presentato a Barletta (città natale dello scrittore) nella sala Rossa del Castello nel corso di un incontro organizzato dalla locale sezione di Italia Nostra.

Ettore Maria Mazzola, Professore di Urbanistica, Architettura e Tecniche Costruttive Tradizionali presso la University of Notre Dame School of Architecture di Roma, nel suo testo, accompagnato da un ampio repertorio iconografico, dà forza ad una nuova visione che non mira più a edificare opere faraoniche e spettacolari, ma a programmare interventi strutturali mirati, che potrebbero rivelarsi ottimi investimenti per lo Stato.

Nel libro il docente universitario analizza il progetto di riqualificazione del quartiere Zen di Palermo, una mostruosità socio economica, al pari di tanti altri in Italia. Il suo lavoro è un esempio di come sia possibile rigenerare le periferie delle grandi città, migliorando la qualità di vita dei suoi residenti, veri protagonisti del cambiamento.

Eminente personalità internazionale a livello accademico, Mazzola, con pubblicazioni, progetti e confronti vari prosegue nel suo intento: garantire una urbanistica a misura d’uomo nelle città italiane, preservandole dal pericolo di interessi economici ed ideologici distruttivi. Una rinascita urbanistica e architettonica a difesa del territorio.

Mazzola vive a Roma ma non dimentica Barletta. Durante il secondo mandato del sindaco Francesco Salerno, nel 2005, ha curato dei progetti descritti e illustrati nella pubblicazione “Barletta. La Disfida urbana. Mare centro e periferia”, un piano particolareggiato che collega la periferia fino al fronte mare.

“La situazione periferica di Barletta si sintetizza in uno scriteriato sviluppo urbano che ha dimenticato l’importanza del disegno e della identità della città. Non c’è continuità e coerenza – afferma con decisione – Sono state realizzate delle scatole per far dormire le persone, ci sono i negozi, ma manca il senso di appartenenza dei residenti al proprio quartiere. Barletta, così come altre città italiane, soffre della congestione dei centri storici, causata dalla immane massa di gente che dalle periferie si riversa nella zona antica alla ricerca degli spazi che gli sono stati negati. Una analisi dettagliata va effettuata in questa direzione. La città va migliorata in periferia. È insensato includere la rigenerazione urbana nel centro storico, serve solo ed esclusivamente come giustificazione dei palazzinari per mettere le mani nel tessuto antico che a livello immobiliare è molto più appetibile rispetto alla periferia. In definitiva, non dobbiamo violentare il vecchio, con la motivazione di inserire l’efficentamento energetico e geologico. Il centro storico non necessita di una rigenerazione urbana, ma di un restauro disciplinato dal piano di recupero ipotizzato dalla legge 457 del 1978. Personalmente non mi soffermo sulla riqualificazione del vecchio, ma sulla qualità della vita che è pessima. Inizierei a fare progetti di sostituzione edilizia”.

Con spirito critico Mazzola si sofferma sulla mancata approvazione del PUG a Barletta. “Fa comodo andare per varianti – sottolinea – È fondamentale per Barletta uno strumento di recupero serio e un piano regolatore. L’interesse pubblico deve prevalere sugli interessi personali. La città è snaturata a causa delle scellerate scelte urbanistiche effettuate nel dopoguerra. L’abbattimento di Palazzo Cuomo nel 1983 è ancora nelle mente di tanti barlettani. Le attività industriali inquinanti devono essere lontane dalla città. Barletta ha il più alto tasso di leucemia infantile”.

“Bisogna rapportarsi alla rigenerazione urbana con una visione olistica – conclude Mazzola – Urbanistica e architettura devono agire in perfetta integrazione, armonia ed equilibrio. Spesso, occorre avere il coraggio per andare controcorrente, evitare omologazioni e valutazioni che possono pregiudicare il futuro delle città, degli spazi, della socialità, dell’economia del territorio e della qualità della vita”.