“È stato un week end intenso ma soddisfacente, cominciato venerdì con la rimozione di scritte e simboli dalla struttura centrale”: inizia così un post sulla pagina di Legambiente Barletta, corredato da foto che sembrano “parlare”, raccontare una rinascita. È quanto è accaduto da quando, ormai da poco più di un anno, il circolo cittadino dell’associazione ambientalista ha deciso di prendere sotto la propria ala salvifica i giardini Baden Powell, un luogo per troppo tempo ghettizzato e poco apprezzato, che nel frattempo ha ritrovato non solo vita ma anche uno scopo, attraverso una decisa opera di rimaneggiamento e riqualificazione.

«Abbiamo preso in adozione i giardini Baden Powell e il Parco Mennea – spiega il presidente Lello Corvasce – stiamo provando a riqualificare entrambe le zone. In questo momento siamo più presenti nei giardini perché sono quelli che hanno più bisogno di una spinta e di una cura. Noi ci stiamo dedicando anima e cuore all’area, abbiamo spinto fortemente affinché fosse eliminata la recinzione, ammalorata e arrugginita».

Un vero e proprio iter di rigenerazione del patrimonio arboreo, ma non solo: il circolo, infatti, ha preso a proprio carico (autotassando gli interventi di propria mano e usufruendo delle donazioni di coloro che, liberamente, desiderano partecipare a questa missione di risanamento) anche il ripristino delle panchine presenti.

«Venti panchine saranno eliminate completamente – prosegue – essendo i costi per la riparazione superiori a quelli dell’eliminazione, mentre dieci saranno riparate. Ce ne stiamo occupando noi, recuperando le parti in ferro di schienale e seduta buone, che stiamo carteggiando e verniciando, utilizzandole per sostituirle invece a quelle arrugginite. Il nostro è un lavoro lento, dedichiamo il tempo che riusciamo a rubare al quotidiano e in parallelo ci dedichiamo alla cura del verde, rasando i prati».

Un processo di coraggiosa resilienza e di perseveranza inesauribile, uno sguardo lungimirante, quello di Legambiente, che sin da subito aveva scorto il potenziale del luogo e la sua godibilità a livello cittadino.

«I giardini stanno avendo una rinascita incredibile, e anche i residenti della zona arrivano e partecipano incuriositi. Noi siamo stati bravi a coinvolgere e a fare rete con enti e associazioni, in maniera tale da poter creare quasi quotidianamente movimento in quell’area. I ragazzi del dipartimento di salute mentale hanno realizzato un orto sociale e loro stessi, prendendosene cura, stanno avendo un recupero secondo gli assistenti sociali quasi inimmaginabile. Partecipano anche i ragazzi della Croce Rossa, abbiamo gli scout, che stanno costruendo le casette per gli insetti impollinatori. Non dimentichiamo l’importanza della chiesa: Don Francesco ha voluto chiudere le ultime stazioni della Via Crucis lì, per dare segnale di rinascita di quel luogo».

Ma non finisce qui, i lavori proseguiranno senza sosta. Oltre alle panchine infatti, delle quali saranno riparate prima le parti in ferro e poi le spallette di cemento, l’associazione ha intenzione di recuperare e ritinteggiare la sfera centrale sita all’ingresso dei giardini Baden Powell, un’antica fontana vituperata da atti vandalici.

«Noi continueremo il nostro recupero – conclude Corvasce – ci sono ancora tantissime cose da fare, pian piano contiamo di andare avanti senza rallentamenti. La partecipazione dei cittadini e i risultati raggiunti ci danno solo grandi soddisfazioni».

Una bella storia di risorgimento e di speranza, per tutte quelle gemme cittadine considerate buchi neri e che invece, con un piccolo innesto di fiducia, possono ancora diventare culle di nuova vita.

 

A cura di Carol Serafino