Sei appuntamenti in vista della tornata amministrativa del prossimo 12 giugno. Torna oggi ”Storico Elezioni”, la nuova rubrica di ”Barletta.news24.city” che ripercorrerà quotidianamente i risultati degli appuntamenti elettorali comunali della ”Città della Disfida” dal secondo dopoguerra all’ultima legislatura guidata da Mino Cannito. Dopo aver parlato ieri degli anni ’80, spazio agli anni ’90, segnati da una ”paralisi” a livello amministrativo, ma anche da profondi mutamenti che delineeranno scenari nuovi nella politica italiana.

Un sindaco all’anno-Gli anni ’90 partirono bene per il PSI e per il gruppo facente capo a Franco Borgia: fu proprio un ”borgiano”, Pino Dicuonzo, ad assumere la guida della città. Come spesso accadde nella storia della città, ad un socialista subentrò rapidamente un democristiano, causa dissidi interni nel PSI provinciale. A succedere a Pino Dicuonzo, fu l’esponente DC, Raffaele Grimaldi che, dopo pochi mesi, ”subentrò” a sé stesso, causa la formazione di una nuova maggioranza con l’ingresso in maggioranza del nuovo PDS(Partito Democratico della Sinistra), che in giunta fu rappresentato dagli assessori, Franco Dambra e Pino Dicorato. Un pentapartito ”traballante”, causa l’intenzione dello stesso Grimaldi di dimettersi e di partecipare alle politiche del 1992, le ultime della ”Prima Repubblica”. Gli subentrò Sebastiano ”Nino” Lavecchia, in carica per soli 3 mesi, che lasciò a sua volta l’incarico ad Anna Chiumeo, prima donna a ricoprire il prestigioso ruolo. Anche l’amministrazione Chiumeo non ebbe vita lunga: dopo 7 mesi si sarebbe formata la Grimaldi III(aprile 1993-gennaio 1994). La crisi e la ”paralisi” a livello amministrativo sembravano non avere fine, mentre si sarebbe rivelata illusoria, in termini di stabilità del mandato, la nuova legge del 1993 che permetteva l’elezione diretta del primo cittadino.

Tre legislature in tre anni e l’elezione di Salerno-La nuova normativa ”debuttò” a Barletta nella tornata elettorale del 1994, così come ”new entries” furono le coalizioni: l’esponente dell’Ulivo(centro-sinistra), Raffaele Fiore(Partito Popolare Italiano) sconfisse il candidato del centrodestra, Carmine Dipaola. Nonostante le buone premesse iniziali, la legge non si sostituì ad un modo di fare politica, quello dei vecchi apparati che, dopo meno di due anni, aprirono una crisi all’interno della coalizione. Si tornò a votare rapidamente, nel 1996, con un nuovo successo dell’Ulivo, questa volta guidato da Ruggiero Dimiccoli, che ebbe ancora una volta la meglio su Carmine Dipaola. Le difficoltà si sarebbero palesate ben presto anche per Dimiccoli, il cui mandato durò meno di un anno, causa dissidi interni nel centrosinistra. Questa volta, tuttavia, i Democratici di Sinistra(eredi del PDS) ottennero la candidatura di un proprio iscritto, Francesco Salerno, primario di radiologia dell’ospedale ”Umberto I” e ”Dimiccoli”.  Fu proprio Salerno, vittorioso nel 1997 dopo il ballottaggio con lo sfidante Liuzzi, a garantire un quinquennio di stabilità complice anche la ”legge Bassanini” che trasferì maggiori poteri al primo cittadino. Sarebbe rimasto in carica per nove anni prima di correre alle elezioni provinciali: il suo viene considerato il periodo di maggiore fioritura della città.

A cura di Giacomo Colaprice