Un turista riempie d'acqua le sua bottiglietta da una fontanella pubblica in piazza del Pantheon. A causa della siccità e dell'emergenza idrica la sindaca Virginia Raggi ha confermato che la sua amministrazione sta pensando di chiudere in parte o del tutto le fontanelle tipiche della città, note anche come 'nasoni'. "Stiamo concludendo la valutazione, a breve decideremo" ha detto. Roma 26 giugno 2017. ANSA/ GIUSEPPE LAMI

Serve un piano invasi, con una rete di piccoli invasi con basso impatto paesaggistico e diffusi sul territorio che conservano l’acqua piovana per distribuirla in modo razionale ai cittadini, all’industria e all’agricoltura, quando in Puglia si passa da 140 litri di acqua potabile erogata al giorno ad ogni cittadino a Barletta fino ai 207 litri a Brindisi. E’ quanto afferma Coldiretti Puglia, sulla base dell’analisi dei dati Istat, secondo cui sono 167 i litri di acqua potabile pro capite erogati al giorno a Foggia, 144 ad Andria, 169 a Trani, 189 a Bari e a Taranto e 198 a Lecce.

Secondo Coldiretti va privilegiato il completamento e il recupero di strutture già presenti, progettualità già avviata e da avviarsi con procedure autorizzative non complesse, in modo da instradare velocemente il progetto complessivo e ottimizzare i risultati finali, con l’idea di “costruire” senza uso di cemento per ridurre l’impatto l’ambientale bacini in equilibrio con i territori, che conservano l’acqua per ridistribuirla.

Bisogna ripartire dalle incompiute come la diga del Pappadai in provincia di Taranto, un’opera idraulica mai utilizzata e di fatto abbandonata, utile a convogliare le acque del Sinni per 20 miliardi di litri di acqua da utilizzare per uso potabile e irriguo, che una volta ultimata andrebbe a servire l’Alto Salento, ancora oggi irrigato esclusivamente con pozzi e autobotti. La mancanza di una organica politica di bonifica e irrigazione comporta che lo stesso costo dell’acqua sia stato e continui ad essere caratterizzato da profonde ingiustizie. Ma vanno anche rivisti gli accordi fatti con la Regione Basilicata, circa il ristoro del danno ambientale, e con la Regione Molise per la realizzazione di una condotta di 10 chilometri per drenare acqua dall’invaso del Liscione sul Biferno fino all’invaso di Occhito sul Fortore.

Per fare ciò è necessario che la questione sia trattata per quella che è, cioè una vera e propria emergenza nazionale velocizzando le autorizzazioni burocratiche come fatto, ad esempio, per il caso del Ponte Morandi a Genova. Solo in questo caso sarà possibile dare una risposta concreta alla sofferenza di imprese e cittadini. La realizzazione di un’opera pubblica di importo superiore ai 10 milioni di euro, in Italia – ricorda Coldiretti Puglia su dati dell’ANBI –  necessita mediamente di 11 anni, di cui 42 mesi per la progettazione, 60 mesi per la costruzione, 16 mesi per la gara d’appalto, 13 mesi per il collaudo.

La regione con il minimo afflusso meteorico è proprio la Puglia dove piove meno con 641,5 millimetri annui medi e mantiene anche il primato negativo della disponibilità annua media di risorsa pro capite con soli 1000 metri cubi, meno della metà della disponibilità annua pro capite media nazionale stimata in 2330 metri cubi.

Negli invasi artificiali per l’assenza di piogge mancano oltre 70 milioni di metri cubi d’acqua rispetto alla capacità, secondo i dati dell’Osservatorio ANBI Nazionale, ma a preoccupare è la riduzione delle rese di produzione delle coltivazioni in campo come il grano e gli altri cereali, ma anche quella dei foraggi per l’alimentazione degli animali e di ortaggi e frutta che hanno bisogno di acqua per crescere. A causa della siccità si registra un calo del 30% delle rese per il grano e l’avena, del 25% per i legumi, ma si assiste anche alla maturazione contemporanea delle diverse varietà di frutta e ortaggi, dove le primizie e le varietà tardive sono maturate praticamente assieme, invadendo il mercato che non riesce ad assorbire le produzioni. Ma gli effetti sono evidenti anche sul settore olivicolo con il caldo durante la fioritura e la siccità che hanno compromesso l’allegagione, con una stima di un calo sensibile della produzione di olive del 40% in Puglia.

A risentire è tutto il settore agricolo nel 2022 divenuto rovente con la frutta e la verdura in campo  bruciate dal solleone e i frequenti incendi in Salento e nel foggiano. Stanno soffrendo il caldo gli animali nelle stalle dove le mucche per lo stress delle alte temperature stanno producendo fino al 30% circa di latte in meno rispetto ai periodi normali, mentre il calo delle rese hanno ridotto la produzione dell’alimentazione degli animali, come orzo e piselli proteici.

I costi sono schizzati alle stelle per l’irrigazione di soccorso e per la necessità di gasolio per tirare l’acqua dai pozzi, azionare trattori e mietitrebbie per raccogliere il grano e per tenere in funzione h24 ventilatori e doccette refrigeranti nelle stalle per aiutare le mucche a sopportare meglio la calura. Una situazione che fa salire ben oltre i 100 milioni di euro il conto dei danni provocati nel 2022 all’agricoltura pugliese per il caldo e la siccità soprattutto per le quantità e la qualità dei raccolti con le avversità da sole e scottature dei prodotti agricoli che non sono più assicurabili.