«Eccoci, allora, pronti per un’altra entusiasmante corsa sulla giostra della “straordinarietà” comunale. Nuovo appuntamento il 17 novembre, con l’amministrazione comunale di Barletta impegnata a risolvere (si fa per dire) la questione dei debiti fuori bilancio – una prelibatezza che ormai sa di stantio, ma che ci viene servita puntualmente con il sorriso. Il Consiglio Comunale torna in scena con una nuova operetta, e il nostro immaginario “Grafico dell’Indignazione” non può che prepararsi a tracciare un nuovo picco». A scrivere è il Comitato di Quartiere 167, presieduto da Giuseppe Di Bari.

«Ci domandiamo, forse per l’ennesima volta: quando un debito smetterà di essere un debito “fuori” bilancio e diventerà la “nuova normalità”? A giudicare dalla frequenza con cui questa voce compare, la straordinarietà ha perso ogni sapore di eccezione. Al contrario, sembra scolpita a fuoco nelle cronache municipali di Barletta: si tratti di buchi di bilancio o di quelli letterali che inghiottono le ruote dei cittadini, tutto segue un copione sempre più macchiettistico.

E mentre noi sperimentiamo le danze dei numeri in rosso, gli alberi abbattono nuovi record di crolli o abbattimenti (letterali e metaforici), e le buche delle strade si preparano per il loro debutto annuale come “installazioni urbane” non autorizzate. Con il prossimo consiglio, vedremo altri scivoloni – sulle spese, sui costi, sulle promesse mai mantenute, oltre al ricco armamentario di contumelie, offese personali, diffamazioni di vario spessore che rendono il solco che separa la politica dai cittadini sempre più ampio e molto profondo.

Ma non temete! Il poltronificio del Consiglio non delude. Esso prolifera e produce, mentre i problemi languiscono e si moltiplicano. Tavole imbandite di promesse svanite e conti da pagare con interessi salati: ogni seduta, una festa del grottesco e dell’assurdo, dove gli unici a non ridere sono, ancora una volta, i cittadini, sulla cui pelle si continua pericolosamente a giocare.

Alziamo quindi un’altra barra sul grafico dell’indignazione. Che sia alta, robusta, e possibilmente resistente alle crepe – proprio come le scuse vuote che puntualmente ci vengono servite».