Le parole del Questore della BAT Alfredo Fabbrocini nel corso del bilancio di fine anno all’interno della Questura di Andria hanno riportato alta l’attenzione verso i casi più spinosi del territorio e non ancora risolti. Ed è stata la mamma di Francesco Diviesti, barlettano 26enne scomparso il 25 aprile scorso e ritrovato morto carbonizzato quattro giorni dopo nelle campagne tra Canosa e Minervino, a ringraziare le forze dell’ordine per l’impegno manifestato e con la speranza che si arrivi presto ad assicurare i responsabili di quell’efferato delitto alla giustizia.
Maria Marzocca ha spiegato in una nota come i familiari di Francesco Diviesti, padre di un bambino di dieci anni, chiedono giustizia e che si faccia luce su quanto accaduto ma soprattutto che le luci delle festività natalizie si spengano presto. «Stiamo vivendo un dolore che non si può descrivere», ha detto, «mentre alcune delle persone indagate per l’omicidio mostrano e postano sui social le loro feste e auto di lusso». Sullo stesso tenore le dichiarazioni di Michele Cianci, legale della famiglia Diviesti, che ha ribadito la fiducia nel lavoro degli inquirenti e che «la vittima era un giovane padre incensurato e una ragazzo di buona famiglia, ucciso barbaramente».
Per l’omicidio Diviesti sono cinque le persone indagate, si tratta dei barlettani Saverio e Nicola Dibenedetto, padre e figlio di 57 e 21 anni, Antonio Lanotte di 25 anni, Francesco Sassi, 55enne di Minervino Murge e Igli Kamberi, il 40enne albanese arrestato di recente in Ungheria per detenzione di sostanze stupefacenti. Svolto negli scorsi mesi anche l’incidente probatorio per accertamenti tecnici irripetibili sui reperti biologici e balistici.

































