Un recital dedicato interamente alla famiglia, alle sue problematiche, ai suoi valori e alle sue necessità, sarà messo in scena domani presso la Basilica del Santo Sepolcro di Barletta a partire dalle 20. Il recital è stato organizzato dal Movimento dei Cursillos di Cristianità (MCC) della diocesi di Trani-Barletta-Bisceglie, con il laboratorio Orafolk dell’oratorio San Domenico Savio di Deliceto e in collaborazione con Monsignor Leonardo Doronzo della Basilica del Santo Sepolcro. Abbiamo intervistato Antonella Loffredo, coordinatrice diocesana del MCC e Don Emanuele Tupputi, animatore spirituale del MCC di Barletta.

“Uniti nell’amore per le vie del mondo” è il titolo del recital che metterete in scena domani 29 gennaio a Barletta nella Basilica del Santo Sepolcro, a quali principi vi siete ispirati nella sua elaborazione?

Antonella Loffredo:«Con questo recital abbiamo voluto sottolineare l’importanza di alcuni valori alla base della famiglia, quali il dialogo, il confronto, l’unità e l’aiuto reciproco. Abbiamo voluto che fossero esplicate anche le difficoltà che si incontrano in un menage familiare sul piano organizzativo, amministrativo e comunicativo. Questo ci ha dato la possibilità di portare in scena uno spaccato molto realistico delle condizioni di vita di una famiglia qualunque. L’auspicio per ogni nucleo familiare è racchiuso nel titolo che abbiamo dato al recital: è solo mediante l’amore che funge da collante che si può camminare uniti affrontando il mondo.»

Qual è la trama della rappresentazione?

Antonella Loffredo:«Il recital è composto da una serie di scene rappresentanti spaccati di vita familiare quotidiana, intercalate da canti e balli. Vengono trattati temi che vanno dal rapporto genitori e figli, al confronto generazionale; dalle futili discussioni ai drammi veri e senza soluzione. In tutta questa rappresentazione reale, fa capolino il bisogno e la ricerca di Dio, di un Dio accusato ed implorato, di un Dio fonte di biasimo e di speranza. Infine emerge chiaro il messaggio di un forte anelito verso l’ideale di una famiglia esemplare che trova come unico esempio la Sacra Famiglia di Nazareth.»

Il vostro è un progetto dedicato alla famiglia: è da lì che si può partire per cambiare il mondo e diffondervi concetti di pace e amore?

Antonella Loffredo:«La famiglia è indubbiamente il primo nucleo sociale. È nel contesto familiare che ogni bambino muove i primi passi verso la vita che l’attende e se riceve basi valide ed edificanti, porterà all’esterno ciò che ha imparato all’interno. Basilare dunque, per la formazione del futuro uomo o donna che sia, sono gli insegnamenti e gli esempi che si ricevono nell’ambito familiare. Il mondo può cambiare solo se nelle famiglie regna pace ed amore. Sono convinta che se non si riesce ad armonizzare nel piccolo, comprendendo, rispettando, ringraziando, perdonando, molto difficilmente si potrà riuscire a farlo in tutte le altre circostanze della vita.»

Cultura, musica e recitazione si fondono in un recital dove la vita quotidiana assume fattezze di straordinario nello scoprire l’importanza della fede, della famiglia, dell’amore, di Dio. Quali sono le difficoltà nella diffusione di un messaggio di tale spessore?

Don Emanuele:«Credo che bisogna puntare molto sulla cultura e la musica per poter trasmettere i     grandi valori della vita e della fede. Il recital vuole essere un tentativo per fare ciò e vincere alcune difficoltà nell’annunciare la bellezza della fede, della famiglia, dell’amore e di Dio. Come dice Papa Francesco oggi assistiamo ad un carnevale    della mondanità in cui “la tendenza alla ricerca di novità propria dell’essere umano trova l’ambiente ideale nella società dell’apparire, nel consumo, in cui spesso si riciclano cose vecchie, ma l’importante è farle apparire come nuove, attraenti, accattivanti. Anche la verità è truccata. Ci muoviamo nella cosiddetta “società liquida”,senza punti fissi, scardinata, priva di riferimenti solidi e stabili. Di fronte a questo “carnevale” mondano deve risaltare nettamente lo scenario opposto di quanti cristiani e ricercatori della verità cercano di         mettere in azione opere buone diventando sale e luce del mondo. E bisogna che il sale non perda il sapore e la luce non si nasconda (cfr Mt 5,13-15). Bisogna cercare di essere sempre propositivi e senza farsi rubare la speranza mettere in atto il cambiamento che vogliamo negli altri cambiando il nostro. Facendo cosi riusciremo ad essere uomini e cristiani credenti e credibili.»

I giovani giocano un ruolo fondamentale nella crescita e nel miglioramento sociale: in che modo crede si approccino i giovani d’oggi alla cristianità?

Don Emanuele:«I giovani sono il futuro di una società e devono essere sempre più coscienti di ciò superando ogni pregiudizio del mondo degli adulti mostrandosi sempre più protagonisti maturi e responsabili dei cambiamenti sociali. Premesso ciò credo che i giovani si approcciano alla fede cristiana con un po’ di superficialità poiché distratti da altre sirene, ma questo non significa che non abbiano fede, anzi spesso         si incontrano giovani desiderosi di compiere un cammino, perché seguono dei testimoni piuttosto che dei maestri che si mettono in cattedra e impongono pesi che non sanno portare loro stessi. Aveva ragione Paolo VI quando diceva che “L’uomo contemporaneo [il giovane] ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni”. Le domande di senso, se sono sincere, sono sempre spiragli che aprono alla trascendenza, soprattutto quando sono accolte con sincerità e sviluppate attraverso percorsi pazienti di profondità. Un impegno dell’evangelizzatore e dell’educatore è di aprire queste vie verso l’interiorità, aiutare i giovani a fare esperienze significative: esperienze di silenzio, di contemplazione della natura, di comunicazione profonda, di accoglienza gratuita dell’altro, di servizio generoso, ecc.»

L’esortazione apostolica di Papa Francesco sull’amore nella famiglia suona come un forte monito in un periodo in cui cronache di matricidi, femminicidi e maltrattamenti spesso localizzati nello stretto ambito familiare, sono all’ordine del giorno. Stiamo assistendo forse ad un’alienazione sentimentale e naturale?

Don Emanuele:«L’Esortazione apostolica di Papa Francesco è un monito, ma è anche una spinta efficace nel riprendersi quei valori che sembrano ormai assopiti, spenti, soffocati dalla corsa del vivere quotidiano. L’amore nelle sue mille sfaccettature non è mutato nel tempo, è sempre lo stesso. È la visione che è cambiata, che è stata distorta dal troppo materialismo e dai desideri di raggiungere obiettivi sempre più alti e lontani dalla propria portata. Tutto questo affannarsi ha fatto perdere di vista il gusto delle piccole cose, dei gesti che riempiono il cuore di gioia e gli occhi di lacrime di commozione. Il progresso tecnologico se da un lato ci ha affascinato e reso più facile la vita, in cambio ci ha sottratto molto di più di quello che ci ha dato: il contatto viso a viso, la gestualità, i tempi di riflessione, la scrittura individuale e tanto altro. Si può vivere in una stessa casa senza conoscersi ed è quello che spesso avviene nelle famiglie. È necessario riappropriarsi dei ruoli nel rispetto reciproco e soffermarsi sul reale piuttosto che sul virtuale.»

Locandina recital