In Italia 500.000 persone soffrono di disturbi dello spettro autistico. Le famiglie spesso si precludono la possibilità di fare shopping per timore di non essere ‘ben accolte’ dalle strutture e dai contesti sociali a causa della difficoltà di relazione dei propri cari. A Barletta presso la sede dell’associazione “Insieme si vola” (sede in via Trani 114-122) è partito il progetto pilota denominato “Autism Friendly”. Questo il tema: la città dell’ospitalità si mette in gioco per valorizzare la capacità di accoglienza e trasformarla in un nuovo motivo di eccellenza nell’ambito del commercio e dei servizi alla persona, accogliendo con professionalità e competenza persone con autismo. Sette le attività che per ora hanno aderito al’iniziativa, avviata lunedì 20 novembre. Il progetto, tuttora in progress, è basato su due obiettivi: accogliere persone con autismo e promuovere cultura sull’autismo. «E’ un progetto ancora poco diffuso» spiega la dottoressa barlettana Erica Lacerenza, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale che sta concludendo il master di secondo livello in ABA (Analisi Comportamentale Applicata) e responsabili del Cento Avalab. «Vogliamo dare ai negozianti più strumenti per accogliere famiglie con ragazzi affetti da spettro autistico. Con me collaborano educatrici, pedagogisti e psicologi, tutti molto giovani e vogliosi di mettere passione in quello che facciamo».
Ci sembra di capire, dottoressa Lacerenza, che spesso i ragazzi affetti da spettro autistico abbiano la principale difficoltà, quando entrano in un negozio, nel capire subito dove sono?
«Già, comprendere cosa fare, con chi e per quanto tempo: concetti astratti ai quali si possono affiancare difficoltà a livello sensoriale, riguardanti luci, suoni e colori, tutte caratteristiche presenti nei negozi. Per loro associare queste informazioni può essere fonte di stress, che viene poi condiviso con le famiglie, che tendono a evitare poi questi momenti».
Oltre alle strutture di accoglienza e di servizio, la rete comprende un team di educatori approvati dall’associazione disponibili ad ore per il sollievo delle famiglie, a disposizione per affiancare o accompagnare nelle uscite. Come si formano queste figure?
«Con la costanza. Nell’arco del corso, per esempio, abbiamo delineato le principali caratteristiche dell’autismo e dato suggerimenti su come i commercianti possono migliorare l’approccio a clienti affetti da spettro autistico. Il secondo incontro (in calendario oggi alle 9.30) vedrà invece incontri con famiglie e ragazzi che vivono l’autismo in prima persona: creeremo poi dei momenti in cui andremo con i nostri ragazzi in questi negozi e simuleremo dei momenti di acquisto».
Quanto ancora c’è da sapere in Italia sull’autismo?
«Non tantissimo, ma molto più rispetto a 10 anni fa. Le diagnosi arrivano molto prima e di conseguenza le prognosi, ma ancora tante famiglie restano isolate perché spesso incontrano delle barriere e questo non permette loro di essere sereni. Viviamo quotidianamente queste persone e sappiamo che ci sono tanti bisogni da soddisfare, così come al tempo stesso i loro cari hanno bisogno di corsie maggiormente favorevoli da percorrere. Il dialogo può essere la migliore terapia».