Protagonisti delle nostre pagine sono ancora una volta i giardini De Nittis. Questi splendidi giardini a ridosso di una delle scuole elementari più antiche della città, la Massimo D’Azeglio, sono spesso location di eventi e celebrazioni, ma non godono sempre dello stesso lustro per tutta la durata dell’anno. Oltre ai murales e alle scritte vandaliche sugli spalti marmorei dei giardini dedicati a Giuseppe De Nittis, celebre barlettano, maestro dell’Impressionismo d’Ottocento, in questi luoghi non sempre si verificano e si presentano situazioni degne del nome che portano.

Nel corso della scorsa giornata infatti, Ruggiero Dibenedetto, fotografo innamorato della sua città natale e sempre partecipe ed attivo nel sociale, ha postato sul suo profilo facebook delle immagini ritraenti una situazione di completa sporcizia ed incuria nei suddetti Giardini De Nittis. Il post era presentato con una frase di grande effetto: “Abbandono o inciviltà?”. Ai posteri l’ardua sentenza (diciamo noi ndr) comunque sia, la sentenza non può che essere impietosa verso una situazione che rende bene l’idea del rispetto per i luoghi pubblici ed il senso di civiltà che caratterizza la città della Disfida.

Per un qualsiasi viaggiatore di passaggio a Barletta, questi luoghi dovrebbero essere i primi attraverso i quali il visitatore si accinge ad entrare in città. Essendo nei pressi della stazione ferroviaria, i giardini di viale Giannone dovrebbero infatti rappresentare il primo posto accogliente in cui poter trovare ristoro su una panchina nel corso delle stagioni fredde o d’estate un angolo in cui potersi rinfrescare all’ombra di un albero. Eppure anche l’estate la situazione nei giardini non sembra essere delle migliori: non è raro trovare panni stesi da un albero all’altro, donne intente a lavare vestiti sporchi nelle acque delle fontane e schiere di uomini e donne accampati sul praticello. Lungo tutto il perimetro della villetta, sul prato o nell’acqua delle fontane, giacciono ad ogni stagione piccoli rifiuti di ogni tipo, dalle bottigliette di plastica ai resti di cibo. Insomma un insieme di abbandono, inciviltà e degrado che ci auguriamo possa trovare ben presto cura e rimedio. Del resto, “la speranza è sempre l’ultima a morire”.