Sono bastati 7 minuti per raccontare con disperata lucidità la breve vita di un giovane lavoratore sfruttato, speranzoso un amore col quale cambiare destino e la fatale fine che lo aspetta. Questo è riuscito a compiere il regista pugliese Pier Glionna col suo nuovo cortometraggio intitolato “Distanza Zero”, in cui si narra storia di Dario – interpretato da Diego Graneri – un ventenne rider di un food delivery; interamente girato tra Barletta e Spinazzola (città di origine del regista). Il racconto dell’amore per la giovane fioraia (interpretata da Fabiola Presti), scorre struggente fino a dissolversi sul selciato bagnato.

Il cortometraggio, ispirato ad una storia vera, è stato sceneggiato da Claudio Romanazzi, girato tra Barletta e Spinazzola (città di origine del regista) e prodotto  da Inail Puglia e Immaginaria Produzioni, con il supporto di Apulia Film Commission.

In Italia ci sono più di diecimila riders, i servizi di consegna a domicilio sono sempre più diffusi, ma le tutele che vengono assicurate ai lavoratori sono insufficienti. In Puglia nel 2020 si sono registrati 78 eventi mortali legati agli ambienti di lavoro, di cui 23 per contagi al Covid 19.

“Distanza Zero” nasce per fare emergere il problema e per informare i cittadini sui valori della tutela della salute, della prevenzione e della sicurezza sul lavoro.

Il cortometraggio è disponibile sul sito www.immaginariaproduzioni.com, sui canali social dell’Apulia Film Commission e sul canale youtube “Scuola di Prevenzione” dedicato agli studenti da Inail Puglia – rappresenterà uno strumento formidabile per promuovere – non solo tra il pubblico più giovane – la cultura della salute e della sicurezza sul lavoro e stimolare una profonda riflessione nell’opinione pubblica.

A seguire, pubblichiamo il “Distanza Zero”

Pongo qualche domanda al regista Pier Glionna.

Quale motivo ti ha spinto a girare un cortometraggio su questa tematica?

«Il cinema ha numerosi compiti. Tra i tanti ha quello di trasmettere messaggi importanti, messaggi che possono fare la differenza. La situazione dei riders in Italia è davvero assurda e quello che vivono questi “fattorini” non è bello. Abbiamo pensato con lo sceneggiatore Claudio Romanazzi di raccontare una storia vicina alla realtà, vicina ai giovani, dato che spesso molti studenti si ritrovano a lavorare come riders, ma soprattutto perché si ha bisogno di fare tanto rumore per cambiare le cose».

Cosa significa il titolo “Distanza Zero”?

«Il titolo riprende la distanza che ogni rider percorre dal ristorante fino al cliente. Il nostro Dario, purtroppo, nel finale non riesce a percorrere una grossa distanza perché, come molti, rimane coinvolto in un brutto incidente che gli costa la vita».

Perché avete scelto anche Barletta per girare il cortometraggio?

«Barletta fa parte del mio cuore, fa parte della mia infanzia. È una città meravigliosa e ha degli scenari bellissimi. Desideravo da tempo poterci girare qualcosa e devo ringraziare l’Amministrazione e quanti si sono prestati per aiutarci nelle riprese».

Quanto sono durate le riprese?

«Le riprese sono durate cinque giorni: abbiamo girato anche a Spinazzola e sono stati giorni bellissimi. La Puglia è famosa per il suo grande cuore e tanti pugliesi ci hanno dimostrato il loro affetto».

Avete incontrato difficoltà durante la lavorazione?

«Si. Partendo dal realizzare un set durante il Covid-19. Abbiamo dovuto usare tutte le precauzioni del caso, con test e distanziamento sociale. Per il resto, è stato un bel set e siamo tornati a Roma molto soddisfatti».

Cosa ci sarà nel tuo futuro lavorativo?

«Avendo aperto da poco IMMAGINARIA PRODUZIONI, la mia casa di produzione, ho sicuramente tante idee e tanti progetti in mente. Prossimamente, partirò con uno shooting e verso fine febbraio lanceremo il teaser di un nuovo progetto molto importante a cui sto lavorando da un paio di mesi e a cui tengo particolarmente. Non posso rivelare altro, posso solo dire che ancora una volta, il mio intento sarà quello di far emozionare e di arrivare dritto al cuore della gente».

 

 

 

 

 

A cura di Tommaso Francavilla