capitaneria di porto

Un’operazione articolata e certosina, durata quasi un anno e mezzo, di sicuro la più vasta mai compiuta in Italia nell’ambito della pesca abusiva di datteri di mare. E’ quella illustrata stamani presso la Procura della Repubblica di Trani a compimento dell’esecuzione di ben 57 custodie cautelari da parte dei militari della Guardia Costiera a carico di altrettanti soggetti, appartenenti a tre gruppi che collaboravano tra loro, accusati di associazione a delinquere e di disastro ambientale. L’epicentro dell’attività a Molfetta, con diramazioni a nord fino a Margherita di Savoia.

Scattata nel 2023 con il sequestro di alcuni natanti e di box in cui venivano collocati i datteri depredati e conclusa quest’oggi, con il coinvolgimento di circa 300 militari e l’impiego in questi mesi di intercettazioni telefoniche, videoriprese in mare e a terra nonché numerosi appostamenti e pedinamenti, l’indagine ha consentito di ricostruire l’intera filiera e al contempo di smantellare la rete di soggetti che, pienamente consapevoli della illiceità della loro condotta, devastavano il fondale marino a largo delle coste del nordbarese, pescando ingenti quantità del pregiato mollusco di mare, poi venduti e distribuiti in ristoranti e pescherie di Molfetta, Bisceglie, Trani, Barletta e Margherita per un giro d’affari stimato in circa mezzo milione di euro.

Di particolare rilevanza il danno ambientale procurato dall’attività illecita, come rimarcato durante la conferenza stampa. Basti pensare che il ripopolamento del dattero di mare è un processo molto lento e complesso: ci vogliono circa 75 anni affinché tale mollusco raggiunga la sua massima dimensione, oltre al dato secondo cui per procurarsi un chilo di dattero i pescatori di frodo distruggono almeno due metri quadri di fondale roccioso. Gli indagati rischiano una pena fino a quattro anni e mezzo.