700mila euro andati in fumo, anzi mai arrivati. A questa somma devono dire addio i bambini e gli anziani non autosufficienti di Trani e Bisceglie. Sono i dati diffusi da Luigi Antonucci (Segretario generale Cgil Bat) Emilio Di Conza (Segretario generale Cisl Foggia/Bat) e Vincenzo Posa (Segretario generale Uil Bat). A tanto ammontano i fondi del primo riparto del Pac (Piano d’Azione per la Coesione) persi dall’Ambito Territoriale che comprende le due città della Provincia di Barletta-Andria-Trani. Il denaro è destinato, come è noto, a finanziare importanti servizi all’infanzia (asili nido pubblici o convenzionati, servizi integrativi e innovativi) e per gli anziani non autosufficienti (ampliamento dell’offerta complessiva dei servizi domiciliari).

La denuncia è dei rappresentanti provinciali di Cgil, Cisl e Uil che nelle scorse ore hanno partecipato ad un tavolo per discutere, insieme agli assessori dei due comuni interessati ed alla parte tecnica degli uffici dell’Ambito, di programmazione dei Pac e di somme previste nel primo riparto. «Le risorse gestite dal Ministero dell’Interno, lo ricordiamo, sono destinate alle quattro regioni ricomprese nell’obiettivo europeo “Convergenza”: Calabria, Campania, Sicilia e Puglia. Il programma vuole mettere in campo un intervento aggiuntivo rispetto ai finanziamenti già disponibili per potenziare l’offerta dei servizi. Ciascun Ambito Territoriale è chiamato, dunque, a presentare un piano per ogni area (infanzia e anziani) per concorrere all’erogazione delle risorse a disposizione».

«Tutti gli altri Ambiti Territoriali della Bat, cinque sono in totale, sono riusciti nel loro obiettivo – spiegano Luigi Antonucci, segretario generale Cgil Bat, Emilio Di Conza, segretario generale Cisl Foggia/Bat e Vincenzo Posa, segretario generale Uil Bat – mentre a Trani e Bisceglie non sappiamo bene cosa sia accaduto, ciò che è certo è che qualcosa nell’iter non ha funzionato correttamente, un intoppo costato a bambini ed anziani non autosufficienti settecentomila euro e che si tradurrà nel mancato potenziamento dei servizi loro destinati generando anche, temiamo, una sorta di effetto domino per quel che riguarda la ricaduta occupazionale: le prestazioni offerte dall’Ambito non possono che essere garantite dai lavoratori; di conseguenza, in mancanza di servizi da potenziare o incrementare, non ci sarà neanche la necessità di creare nuova occupazione e di affidarsi a nuove professionalità. Dunque, oltre al danno anche la beffa. Fin qui quello che è stato e che ci indigna profondamente, ora chiediamo a gran voce che, da questo momento in poi, tanto la parte politica quanto quella tecnica facciano tutto il possibile affinché non subiscano la stessa sorte anche le somme del secondo riparto, pur sapendo che in altri ambiti sono già in fase di erogazione. Non sono tempi, vale la pena di ricordare, in cui possiamo permetterci il ‘lusso’ di perdere per strada altre importanti risorse, tutt’altro».