«C’è un altro binario unico nel nostro territorio. Anzi, più che unico, addirittura “triste e solitario”, come in quella canzone di Claudio Villa, “fredde parallele della vita”. E’ la ferrovia Barletta-Spinazzola (così dev’essere chiamata), settanta chilometri dalla costa alla Murgia, un gioiello di opere infrastrutturali come i “sette ponti” fra Barletta e Canne o le dodici e passa campate a Spinazzola. Prima della sua costruzione, da Barletta a Spinazzola giorni tre in calesse. Oggi, un’oretta abbondante fra paesaggi mozzafiato, l’Ofanto e tanto altro descritto nella mitica Guida rossa del Touring. Sempre che riesci a trovare una corsa utile». Il presidente del Comitato Pro Canne della Battaglia Nino Vinella traccia un’analisi storiografica di una vicenda, quella del disastro ferroviario Andria-Corato e del binario unico: un altro scambio sotto la luce dei riflettori è quello della linea Barletta-Spinazzola, inaugurata l’1 agosto 1895.

LA STORIA – «Fu giustificata in principio da una finalità prettamente militare, collegare cioè quanto più velocemente uomini e armi dall’Adriatico al Tirreno e viceversa sulla dorsale cosiddetta “mediterranea” passando per altra linea da Rocchetta Sant’Antonio. Ma fu “venduta” progettualmente ad ogni singolo Comune della tratta (Barletta, oltre al suo tratto, si comperò l’ex stazione di San Ferdinando chiamata poi Canne ed oggi conosciuta come Casalonga) per gli scopi connessi all’economia reale, quella che garantiva benessere a tutti-ricorda Vinella-Investendo buona parte del capitale pubblico (il Consiglio comunale decretò e fu emessa un’obbligazione a carico del Comune da un milione di lire oro estinta solo dopo la seconda guerra mondiale), i barlettani di allora puntarono su agricoltura e vino: abbreviarono infatti con questa ferrovia talmente tanto i tempi di spedizione dai loro vigneti di proprietà a tutta Europa approfittando di quell’unico binario, capolinea nella stazione centrale. Di militare la Barletta-Spinazzola ha conosciuto solo una spedizione di soldati in treno a Barletta a Minervino per sedare i moti popolari, quando fu incendiato nel 1898 il Municipio. Per tutto il resto del tempo, la tratta ha seguito un andamento lento lento, velocizzato appena appena dall’evoluzione delle locomotive a vapore in littorine Fiat (vedi il film Luce sull’inaugurazione della stazioncina a Canne della Battaglia, agosto 1954) e da ultimo nelle motrici diesel con 70 posti a sedere tuttora in uso come materiale rotabile. Col taglio delle corse su rotaia, sostituite dagli autobus di linea (chissà perché, poi…), il trasporto su gomma l’ha penalizzata perché poco alla volta caduta nel dimenticatoio di chi amministra, oblìo da cui, a turno, gli esponenti politici della zona la risvegliano come una bella addormentata. Col bacio dell’innamorato premuroso ma talvolta anche del seduttore incallito».

Linea ferroviaria Barletta-Spinazzola

LA POLITICA –« Vedi le proposte, effettivamente formulate nero su bianco, ad esempio, dai consiglieri regionali barlettani PD,  Mennea prima e Caracciolo a seguire, per ridarle un senso pratico e di ritorno economico-turistico anche nel sociale: come “Treno dell’archeologia e dell’ambiente” fino a Canne della Battaglia sull’esempio delle cinque omonime edizioni sostenuta da Puglia Imperiale (con il nostro Comitato, che custodisce gli spazi esterni a verde e la locale Stazioncina devastata da vandali ad ottobre scorso ma già risorta a nuova vita grazie al Volontariato di pochi ma buoni…) e come nuova fermata all’Ospedale civile Mons. Dimiccoli, fermata che risolverebbe numerosi altri problemi di collegamento col nosocomio dalle città della tratta stessa e dal centro cittadino meno ingolfato di auto e pullman. Oggi si parla di elettrificazione della Barletta-Spinazzola ma solo fino a Canosa. Creando così le premesse di un’altra rivolta a Minervino, che si sente tagliata fuori, ahimè. Anche il defunto Consiglio provinciale si disse pronto a scommettere sul suo rilancio, votando un ordine del giorno all’unanimità sotto la presidenza di Francesco Ventola e su proposta dell’ex sindaco di Spinazzola Carlo Scelzi. Tutto archiviato. Ma quel binario, solitario più unico, della Barletta-Spinazzola è sempre d’attualità, quasi come un seconda opportunità: anche in giorni di lutto e di dolore come questi che oggi viviamo. Perché? Perché resta un esempio concreto della tenacia con cui le popolazioni l’hanno comunque saputo e voluto difendere. Anche oltre quella politica che deve rifare i conti e, magari, farsi un giro da queste parti. Ma in treno, s’intende… La guida gliela offriamo noi, che siamo pratici».