«Sai, sento che mi manca qualcosa»
«Che cosa? Ti do 100 euro, il mio orologio, quello che vuoi»
«No, no, io sento che mi manca qualcosa… un senso»
«E allora scitt u sengh!»
Questa conversazione tra due amici è tratta dallo spot promozionale dell’Avis Trani, la cui frase finale è apparsa da alcuni giorni anche su dei manifesti affissi per le vie di Barletta. Il motto ha di certo ottenuto il suo scopo, quello di attirare l’attenzione in favore di una nobilissima causa, la donazione del sangue a scopo benefico, ma ha anche suscitato alcune critiche.
Infatti, l’espressione letteralmente significa “butta il sangue”, nel senso di “tirarlo fuori”, ma nel dialetto barlettano è usata a mo’ di imprecazione, per augurare qualcosa di brutto. Tuttavia, il nostro dialetto non è privo di espressioni truculente, che assumono più significati e sono spesso usate anche in modo affettivo o in contesti in cui non si vuole augurare alcun male. Chi non ha mai sentito o pronunciato l’espressione “Man, scitt u sengh!” intesa come “Dai, muoviti, fallo!”?
Nel bene o nel male, la campagna sta senza dubbio facendo parlare di sé, e si spera che possa raggiungere il suo intento, al di là dell’indignazione di alcuni. D’altronde, il nostro vernacolo è così ricco di espressioni vivaci e colorate, che sembra quasi uno spreco non sfruttare le sue mille sfumature e le svariate chiavi di interpretazione. E quando si tratta di messaggi così importanti, una leggera provocazione può forse aiutare a colpire nel segno.