Notevole disservizio: è quello che denunciano diversi pazienti, oltre a più di una decina di dipendenti, per l’ambulatorio di riabilitazione ubicato al terzo piano dell’ex ospedale di Barletta in piazza Principe Umberto. L’importante centro della ASL/BT è frequentato da circa 80 pazienti al mese, con diverse patologie (temporanee e non solo), di diverse età tra cui anche molti anziani; solo questo servizio presenta da circa tre mesi un grave problema strutturale legato al riscaldamento. In questo periodo si sono succeduti quasi 200 pazienti diversi, purtroppo godendo di un servizio non all’altezza, e non certo a causa dei dipendenti. Si è costretti a riunirsi in un’unica palestra che si trova nell’altra ala rispetto alla segreteria e alla sala d’attesa pertinente; molti dei dipendenti, tra cui una decina di fisioterapisti più il personale medico, sono costretti a lavorare in spazi diversi, improvvisati, distanti tra loro, oppure in spazi condivisi con tanti altri. Questo sarebbe accettabile se il danno, per cui non si dà la colpa a nessuno visto che si tratta di una struttura piuttosto vecchia, fosse stato risolto in tempi ragionevoli, ma al momento non si sa ancora quando le cose potranno tornare alla normalità. I dipendenti, per spirito di servizio, hanno cercato in questi mesi di mantenere il normale svolgimento degli impegni assunti con i pazienti, ma la cosa rischia di diventare insopportabile. Si mettono in discussione i diritti dei lavoratori costretti in difficoltà legate agli spazi di lavoro, esponendoli a rischi di continui raffreddori o malattie a causa delle temperature, ma soprattutto si creano disservizi sostanziali per i pazienti: «È diverso tempo che frequento la struttura – così un utente del servizio – ma in questi ultimi mesi sono stato costretto a ridurre gli esercizi che solitamente svolgo per la fisioterapia perché molti attrezzi, lettini particolari si trovano in una zona praticamente inaccessibile poiché stanno facendo dei lavori all’impianto dei termosifoni». Da tre mesi sono, infatti, stati indetti dei lavori in teoria urgenti, anche se le lungaggini non ne danno conto. Il luogo di lavoro di questi operatori del settore sanitario è stato trasformato in un vero proprio cantiere. Responsabile dell’andamento di tali lavori è l’Area Tecnica della ASL/BT che dovrebbe maggiormente sorvegliare la rapidità di esecuzione dei lavori di questo servizio molto utilizzato dai cittadini e non solo, preoccupandosi dell’incolumità dei pazienti e dei lavoratori del settore.

Inoltre, i disservizi all’intera struttura dell’ex ospedale non mancano affatto in qualunque periodo, pur essendo un luogo frequentato da centinaia di persone al giorno. Gli ascensori spesso risultano non funzionanti, soprattutto quello nel corridoio centrale, utilizzato per altro da molti pazienti in sedia a rotelle o con deambulatori o stampelle, che altrimenti non possono recarsi nei vari reparti per le loro terapie. Negli ultimi mesi, poi, la ciliegina sulla torta. L’ ASL /BT nella sua organizzazione distrettuale ha pensato di trasferire il servizio di farmacia ospedaliera, che si trovavano prima nella struttura di piazza Federico II di Svevia, proprio presso il vecchio ospedale al piano terra. Ottima idea, sennonché non si è pensato bene ai locali dove sistemarlo: infatti gli spazi magari sufficienti, non presentano delle sale d’attesa, per le lunghe code che i poveri pazienti sono costretti a fare quasi quotidianamente. Il problema è stato risolto mettendo due panche nel corridoio centrale, esponendo i pazienti, spesso anziani o malati, ad una corrente incredibilmente fredda, insopportabile nei mesi invernali, che si attiva dall’apertura costante da entrambe i lati del corridoio all’esterno. Inoltre per accedere alla stessa farmacia bisogna attraversare il cortile che non ha nessuna protezione per la pioggia.

Ci chiediamo quale sia la logica di queste scelte, se ci sono delle motivazioni razionali che spieghino queste continue lacune per un luogo che si propone di essere una struttura trainante della società e della sanità locale. Chi di dovere deve assumersi le responsabilità, prendendo il reale controllo della situazione. Ricordiamo che si tratta di un servizio pubblico, gestito da un’azienda sanitaria pubblica che deve pensare agli interessi degli utenti e dei lavoratori, garantendo la qualità delle prestazioni offerte.