È stata reinterpretata in versione contemporanea la Disfida di Barletta, sul fondale di scena al teatro comunale di Corato, grazie al progetto elaborato dall’artista Vincenzo Mascoli, che abbiamo voluto intervistare per farci raccontare i segreti e le ispirazioni che hanno portato alla realizzazione di “Victory on Stage”. L’opera verrà presentata ufficialmente oggi, dalle 19 con ingresso libero.
Cenni essenziali ma realistici, si rivivono atmosfere antiche e contemporanee, in quest’opera definita da Vittorio Sgarbi un “Flusso di incoscienza”, dove immagini scritte e ritagli, si incontrano in un insieme inaspettato. Un racconto continuo tra passato e presente, in una società dove solo i bambini rappresentano un vero futuro di speranza, quando come moderni cavalieri preservano il gioco della vita.

Victory on Stage, il nuovo fondale del teatro di Corato. Come si è sviluppato il progetto?
«Il sipario storico del teatro di Corato è del 1800 e già in esso vi era il riferimento alla celebre Disfida di Barletta. Guardandolo mi è venuto in mente di reinventarlo con una concezione contemporanea. Ho così progettato dei moderni cavalieri che ironicamente si poggiano su tutto ciò che è l’Italia contemporanea. La tecnica utilizzata è quella mista su collage. Mi è piaciuto dipingere questi bambini, che in maniera irriverente e giocosa richiamano la Disfida di Barletta, una vicenda che diventa quasi una disfida nazionale alla luce dei giorni nostri. In un racconto della nostra società, tra Totò, Troisi, Mastroianni, Falcone e Borsellino, Sgarbi e Zalone, non mancano riferimenti alle trasmissioni televisive come l’Albero Azzurro che hanno condotto la mia generazione, cenni a personaggi politici e riferimenti popolari come le sagre di paese».

Ha mantenuto la tradizione del vecchio sipario, rinnovandola con dei moderni cavalieri. Da cosa nasce quest’idea?
«Innanzitutto guardando il vecchio fondale, mi piaceva l’idea di inventare il nuovo attraverso l’esperienza del passato. Alla Disfida di Barletta è stato dato così un valore molto più ampio, in effetti anche la stessa Disfida era una lotta dell’Italia contro la Francia, ovvero uno scontro di valore internazionale e non locale, come potrebbe sembrare. Quindi lo stesso titolo della mia opera, “Vittoria in scena”, dovrebbe rappresentare il futuro, nella speranza di qualcosa di diverso anche per quanto riguarda gli aspetti politico-sociali ed economici della nostra realtà».

Cosa ha ispirato la sua opera d’arte? Quali correnti artistiche ha utilizzato e da quali ha attinto?
«Essendo laureato in scenografia e avendo una doppia laurea in pittura, i miei riferimenti artistici sono i grandi che fecero la storia dell’arte. Adoro Michelangelo, Caravaggio, oltre poi ad artisti più contemporanei come Picasso, Basquiat, Andy Warhol, che potrebbero sembrare completamente diversi dai classici ma in realtà non lo sono. Questi sono i nomi e gli autori ai quali costantemente cerco di ispirarmi.La tecnica mista, l’uso di diversi materiali e colori, rende le mie opere sempre sporche, graffiate, questo si collega a quelle che sono tutte le immagini all’interno dell’opera. Rappresentare qualcosa di pulito adesso è davvero difficile, soprattutto perchè l’arte poggia su quello che è il contesto sociale contemporaneo».

La Disfida di Barletta reinterpretata con dei giovanissimi cavalieri. Quanto è importante il valore della memoria storica?
«La memoria storica è fondamentale, per questo ho desiderato lasciare un segno, con un fondale che diventa parte integrante della scena teatrale, poggiandosi su concetti come quelli della Disfida, una battaglia che ancora rappresenta la contemporaneità. Arrivare alle nuove generazioni contemporanee per giungere sino alle prossime, credo che possa essere un segno fondamentale da lasciare alla comunità».