Un branco di 13 cani si aggirava nella giornata di ieri nei pressi della zona 167 di Barletta. Tempestivamente Massimiliano Vaccariello, in qualità di rappresentante legale di Enpa Barletta e del Movimento Animalista, ha allertato le autorità competenti segnalando il pericolo. Abbiamo intervistato l’avvocato Vaccariello per approfondire quali saranno le procedure da seguire per fare in modo che il pericolo rientri il prima possibile.

Come è venuto a conoscenza di questo branco di cani presente in città?

«In un primo momento sono venuto a conoscenza della presenza di un branco di circa 13 cani nei pressi del supermercato Ipersigma tramite dalle pagine del social network Facebook, tuttavia, come è mia consuetudine, dopo aver approfondito la notizia ed essermi confrontato con alcuni volontari e cittadini della zona interessata, ho potuto verificarne la veridicità. Purtroppo, spesso mi pervengono segnalazioni di concittadini che preferiscono restare anonimi e il più delle volte forniscono informazioni vaghe, quindi sono necessarie, appunto, attività di verifica e approfondimento di quanto mi viene segnalato».

È la prima volta che riceve segnalazioni del genere?

«Assolutamente no, ahimè, ormai da qualche anno, ma in particolar modo dall’inizio del 2018, ho assistito, come del resto anche altri volontari del territorio e molti nostri concittadini, ad un incremento della presenza di cani vaganti sul territorio del nostro comune, che spesso si sono spinti anche in zone ad elevata densità abitativa. Voglio precisare che sono completamente a favore dell’integrazione tra persone e animali, in questo caso cani, anzi promuovo continuamente il miglioramento di tale rapporto, ma spesso la paura e la disinformazione della gente vanifica gli sforzi di tutti quei volontari (me compreso) che ritengono che si può convivere benissimo con i cani e condividere con loro il territorio a patto, però, che le istituzioni adottino politiche pet-friendly. Anche per un animalista convinto, trovarsi 13 cani dinanzi, all’uscita del supermercato, può essere motivo di disagio; senza considerare che tale numero di cani che attraversano strade e cortili può comportare pericoli per la circolazione stradale e per l’incolumità pubblica».

Come si è attivato per informare le autorità competenti?

«Mi sono mosso come sempre, inviando segnalazioni e chiedendo incontri alle istituzioni competenti per discutere delle problematiche evidenziatemi da molti volontari e miei concittadini. Purtroppo, tranne che in rari casi, le mie istanze sono rimaste prive di riscontri».

Cosa prevede la legge in questi casi?

«La legge prevede prima di tutto un’attività di controllo da parte del comune, per il tramite della Polizia Locale, che deve verificare se il o i cani hanno il microchip, se costituiscono un pericolo, se hanno bisogno di assistenza; insomma tutta una serie di attività preliminari che servono poi a valutare il da farsi. Poi ci sono altre previsioni che dipendono anche dalla regolamentazione locale, nel nostro caso molto carente poiché nonostante le mie insistenze il Comune di Barletta è ancora sprovvisto di un regolamento per la tutela del benessere animale e lotta al randagismo. Quello che mi preme precisare è che, in ogni caso, a prescindere dalla pericolosità o meno del cane, le autorità competenti, che devono tutelare il cittadino oltre che l’animale, devono effettuare necessariamente un sopralluogo e le predette attività; invece, pare che per prassi ciò non avvenga. Infatti, le segnalazioni che pervengono a me e ad altri volontari sono quasi sempre accompagnate dalla conferma da parte degli stessi segnalanti di aver allertato inutilmente le autorità competenti.

Quali sono le istituzioni che dovrebbero intervenire?

«In tema di randagismo la competenza è principalmente dei comuni, tuttavia esistono alcune attività che devono essere svolte dal Servizio Veterinario dell’Asl territorialmente competente (ad esempio l’attività di sterilizzazione degli animali randagi)».

Cosa si dovrebbe fare per evitare che pericoli del genere si manifestino nuovamente?

«Sicuramente la soluzione non sono i canili, perché da sole tali strutture il problema lo posticipano soltanto e fanno si che dopo poco tempo ripiombi moltiplicato sulla collettività. È fondamentale una programmazione di strategie di lotta al randagismo, ma volendo ridurre ai minimi termini la risposta, due sono le attività fondamentali: censimento a tappeto degli animali di proprietà e non (con controlli seri e sanzioni per l’omessa microchippatura) e intensificazione delle sterilizzazioni (anche con la previsione di agevolazioni per gli animali di proprietà). Certo si possono pianificare tante attività, ma quelle che ho anticipato sono imprescindibili».

Ora come si evolverà la situazione?

«Per quanto riguarda me e tutti coloro di cui mi faccio portavoce, a seguito della mia ultima richiesta di chiarimenti, attendo un riscontro dalle locali istituzioni competenti sia sull’episodio specifico che in generale sulla situazione del randagismo locale. Naturalmente resta ferma la mia disponibilità a partecipare ad un tavolo di confronto e discussione sul tema che da tempo io e gli altri volontari attivi sul territorio auspichiamo. Resto anche a disposizione di tutti i lettori e i cittadini che vorranno saperne di più e partecipare attivamente alla discussione sul tema».