Un film evento commovente alla Multisala Paolillo in occasione delle celebrazioni del 25esimo anniversario della scomparsa del più grande ballerino di tutti i tempi. ”Nureyev” – Il genio ribelle che danzava per la libertà, in programma questa sera, martedì 30 ottobre (ore 19.30 – 21.45), rende omaggio all’uomo che ha saputo rivoluzionare il concetto di danza, trasformandosi in una icona della cultura pop del tempo.

In ”Nureyev” i registi candidati al BAFTA, Jacqui e David Morris, ripercorrono la vita dell’artista, sottolineandone i momenti chiave e permeando il racconto di una vena di commozione e nostalgia che ben si addice ad una biografia così ricca e colma di avvenimenti. Che ”Rudy” fosse destinato ad entrare nel mito era scritto nei suoi geni. Nato nel 1938 a Irkutsk, in un vagone della Transiberiana che viaggiava verso Vladivostock, Nureyev trascorse la sua infanzia a Ufa, dove la famiglia si trasferì. Un’infanzia difficile, colma di povertà, tristezze e solitudine. A diciassette anni, con grande ritardo rispetto ai suoi colleghi, entrò all’Accademia Vaganova di San Pietroburgo e cominciò a scrivere la sua leggenda.

Il documentario segue l’impeto e la bellezza di Rudolf Nureyev dalle umili origini alla relazione con l’amata compagna di ballo, Margot Fonteyn, (la più famosa Prima Ballerina del Royal Ballet), dal suo rapporto con i Kennedy alle celebri feste con Liza Minnelli, allo Studio 54 di New York sino ad arrivare, naturalmente, alla rocambolesca fuga in Occidente, evento che ha scioccato il mondo intero trovando spazio ed eco sui media internazionali.

In un’epoca in cui la guerra fredda tra Russia e Occidente imperversava, l’artista si è così trasformato in un fenomeno culturale globale.
Nureyev era semplicemente Nureyev, evidenziava passione e forza, struggimento ed emozione. Tecnica e artisticità si confondevano fino a donare agli spettatori attimi di immensa bellezza che, indimenticabili, sono rimasti impressi nella memoria di chiunque abbia avuto l’onore e il piacere di poter assistere a una sua interpretazione. ”Rudy – genio ribelle” morì nel 1993 di AIDS, ma la sua vita, anche dopo venticinque lunghi anni, rimane il simbolo di una esigenza di libertà che voleva esprimersi e volare oltre i confini di una politica repressiva che mal si conciliava con il suo straordinario e rivoluzionario talento.