La chiesa di San Ruggiero a Barletta presenta una struttura affacciata sullo splendido panorama della litoranea di Ponente ed ospita un monastero nel quale risiedono le monache Benedettine Celestine. Anticamente dedicata a Santo Stefano, la chiesa occupava la contrada detta Tupparone, fuori dalle mura della città, un’area che giungeva sino all’attuale chiesa del Monte di Pietà.

Oggi detta via Cialdini, la strada dalla quale si accede alla chiesa del Santo Patrono di Barletta, un tempo era detta ruga Carrotiarum, ovvero, via delle Carrozze, fondamentale collegamento per le località di Canne della Battaglia e Napoli.

L’edificio, stando alle fonti, pare risalga al 940, quando fu costruito dai bizantini come sede dell’ufficiale greco che vi presidiò sino al 1071, anno nel quale i Greci verranno cacciati dai Normanni e gli edifici come questo verranno abbandonati. Solo qualche anno dopo l’edificio verrà donato alla chiesa e dedicato a Santo Stefano.

Per quanto riguarda il complesso monastico le prime fonti storiche si rifanno al 1162; successivamente abbiamo conferma che l’edificio godesse di una certa importanza soprattutto in età sveva e angioina, tanto che Santo Stefano diverrà in quegli anni il toponimo per indicare l’intero quartiere. Il patrimonio del monastero è stato accresciuto in età recente grazie al grande lavoro delle monache benedettine.

L’incendio

Nel 1709 un grave incendio distrusse parte dell’edificio. Un momento tragico che vide andare letteralmente in fumo una serie di preziosissime testimonianze che narravano la stessa storia dell’antico edificio e di come si era evoluto nel tempo, sia a livello estetico che per quanto concerne le sue funzioni.

Dopo la soppressione del monastero, per regio decreto murattiano del 1810, e l’espropriazione delle monache, il cui cenobio passerà nel demanio dello Stato, solo nel 1813 vediamo la riapertura della chiesa di San Ruggiero, nel cui monastero verranno trasferite ben 60 monache benedettine. Il monastero verrà nuovamente soppresso nel 1861. Il XX secolo rappresenta una fase di rinascita per questa struttura religiosa, grazie all’intervento della badessa Maria Scolastica Lattanzio, che con un’importantissima eredità paterna acquisterà tutto il complesso monastico con annessi chiesa e giardino.

Ai giorni nostri…

Attualmente la chiesa presenta un impianto medievale, con la facciata esterna che ha subito importanti ricostruzioni dopo il terremoto del 1731, data incisa nella pietra sul timpano sovrastante la porta orientale. Lungo il perimetro sono ancora visibili i resti dell’originale paramento murario a bugnato rustico, poi inglobato nella cortina in tufo.

È possibile accedere alla chiesa dal prospetto laterale, dove si affacciano una serie di portali. L’interno presenta una navata unica con il coro piatto, mentre il corpo centrale, a tre altari, è sormontato da un’importante statua di legno dedicata al Santo Patrono, nella quale anticamente erano conservate le spoglie del santo, attualmente collocate sotto la mensa dell’altare. Numerose le opere d’arte conservate nell’edificio religioso, mentre sul pavimento ritroviamo riferimenti ed opere sepolcrali dedicate a famiglie aristocratiche del tempo.