Sono tempi duri per l’Italia, una pagina di storia indelebile, che la dea della memoria Mnemosine (come ci dicevano a scuola) ci ricorderà sicuramente anche negli anni avvenire. C’è chi, ironicamente o con un velo di malinconia, paragona l’infezione da Covid-19 alla peste descritta nei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni, o nel Decameron di Giovanni Boccaccio. La letteratura pullula da sempre di dissertazioni su epidemie, basti pensare a Tucidide o Lucrezio, Gustave Flaubert, Albert Camus, Josè Saramago, Thomans Mann, per volerne citare solo alcuni. Ma a proposito di letteratura, come hanno risposto gli insegnanti all’emergenza virus? Come ormai sappiamo da diversi giorni, stando a quanto previsto dal Dpcm del 4 marzo 2020, tutte le attività didattiche sono state sospese per evitare contagi nel luogo di aggregazione per eccellenza: la scuola. Una scelta adeguata e preventiva, per i tempi che corrono, ma che sicuramente ha suscitato non poco fragore. Come stanno affrontando i docenti questa avventura della didattica a distanza? E come hanno reagito gli studenti ad un cambiamento che, per quanto limitato al periodo, risulta certamente drastico? Abbiamo ascoltato alcune insegnanti di Barletta, per farci raccontare la loro esperienza, i loro (nuovi) metodi didattici e la risposta da parte degli alunni.

«I bambini hanno preso l’astensione da scuola come una vacanza»: a parlare è Cinzia Mura, insegnante di Italiano presso la Scuola Primaria Raffaele Musti. L’istituto, sotto la dirigenza della prof.ssa Rosa Carlucci e con il supporto dell’Animatore Digitale Lucia Saracino, ha applicato le modalità di didattica a distanza, attraverso l’uso della Piattaforma digitale Edmodo (che consente la creazione di classi virtuali) e del registro elettronico Axios, avvalendosi della piattaforma digitale “Impari” per la condivisione di materiale didattico ed iconico con le classi. «Io mi sono regolata così – prosegue la maestra Mura – carico la lezione e i compiti sul registro elettronico, i genitori scaricano gli allegati e una volta svolti i compiti, i bambini me li inviano tramite mail o whatsapp. Io li correggo e restituisco nello stesso modo. Con i ragazzi più grandi è più facile, perché sono più indipendenti, i più piccoli invece considerano i compiti a distanza una vacanza. Per fortuna sono seguiti da genitori attenti. Sono sereni e i programmi di videoscrittura hanno sortito degli effetti positivi, perché consentono loro di imparare ma divertendosi. Tuttavia è importante far capire loro che devono continuare a studiare». Parole decisive, che aprono una finestra sul favoloso mondo dei bambini. La loro è l’età dell’immaginazione, del gioco, ma anche e soprattutto dell’apprendimento in anni fondamentali: forse dovremmo far credere che per ogni compito non svolto, c’è un lupo cattivo pronto a rubare le merendine preferite.

«Noi docenti – ha raccontato invece Marinella Lattanzio, Animatore Digitale della Scuola Media Statale Ettore Fieramosca – abbiamo deciso di comune accordo e in un clima di assoluta collaborazione, di attuare una didattica a distanza che risultasse inclusiva, attraverso l’uso di strumenti per smartphone, tablet e pc che fossero semplici, immediati e intuitivi. Possono essere usati da tutti i ragazzi, anche da quelli in condizione di svantaggio». Disparati gli strumenti digitali messi a disposizione dalla scuola, come lavagne condivise con Padlet, divertenti quiz con Kahoot, videochiamate con Skype, videolezioni con Explain Everything, mappe concettuali interattive e molti altri. Inoltre, una metodologia rapida e condivisa per favorire la trasmissione del materiale didattico risultano altre piattaforme, quali Google Classroom e canali Telegram. «I ragazzi hanno mostrato molto entusiasmo – ha proseguito la Lattanzio – Ogni giorno si collegano con i loro docenti secondo l’orario scolastico che è rimasto inalterato. Il digitale sicuramente suscita interesse, innalza la motivazione ad apprendere. Il loro rendimento è complessivamente buono e riscontriamo un comportamento molto corretto. I ragazzi percepiscono la perseveranza dei docenti nel continuare ad insegnare e questo infonde coraggio». Messaggi anche oltre l’orario scolastico, nostalgia per sorrisi o sopracciglia arcuate, a volte preoccupazione: è ciò che si respira in un momento concitato come questo, e l’insegnante, come ribadito da Marinella Lattanzio, percepisce ancor di più la sua vocazione, l’importanza del suo ruolo sociale.

Abbiamo ascoltato in ultima istanza l’esperienza di Paola Morolla, docente di Italiano e Storia presso l’Istituto Tecnico Economico e Tecnologico Cassandro Fermi Nervi. «La mia scuola si è attivata sin da subito a fronte dell’emergenza, grazie al team digitale che ha messo a disposizione dei docenti le piattaforme digitali Edmodo e Classroom, che ci danno la possibilità di assegnare compiti, correggerli e valutarli. Alcuni dei miei colleghi già adoperavano queste piattaforme per la didattica regolare, per altri, come me, nonostante io faccia costantemente uso di materiali digitali in classe, era la prima volta». Videolezioni, videoconferenze, postazioni di lavoro per studenti che non dispongono del computer, pubblicazione di materiali, e inoltre anche la cosiddetta flipped classroom o più semplicemente “classe capovolta”, che il docente utilizza non solo per trasmettere contenuti ma anche per produrne di nuovi, che gli studenti sono chiamati a rielaborare in modo personalizzato: ecco alcune delle principali strategie didattiche in atto al Cassandro Fermi Nervi. «All’inizio i ragazzi hanno preso tutto come un gioco – ha riferito la Morolla – ma stanno rispondendo con entusiasmo. Partecipano alle videoconferenze, scaricano il materiale e consegnano con puntualità gli elaborati. Io apro il question time dalle 10 alle 11 e dalle 17 alle 18 e pubblico quotidianamente lezioni e materiali secondo il mio orario di servizio. Ciò che stiamo ribadendo con forza ai ragazzi è che la FAD (formazione a distanza) fa parte del curriculo e pertanto è oggetto di valutazione. Gli studenti devono prestare attenzione e applicarsi con costanza». Nonostante il momento di difficoltà, possiamo sottolineare orgogliosamente che l’impegno dei nostri insegnanti è inarrestabile e coraggioso e che, in un clima di concertazione e sinergia, stanno continuando a nutrire le menti dei loro ragazzi. L’apprendimento è uno dei capisaldi della vita e come tale, va custodito e protetto. A Barletta…l’istruzione non si ferma.

 

A cura di Carol Serafino