Forse si sono rivelate utopiche le speranze di (ormai) due anni fa, quando, il 26 gennaio del 2018, venivano inaugurate a Barletta due strade dedicate ai due agenti di polizia Tommaso Capossele e Savino Antonucci, vittime del dovere, omaggiate e commemorate nelle denominazioni toponomastiche della zona 167. Come simbolo della strenua dedizione dei due uomini e del loro senso del dovere, l’amministrazione comunale aveva fatto piantumare due querce, risaputo simbolo di forza e nobiltà d’animo, suggellate dalla presenza di due targhe apposte lungo il percorso che interseca le due strade, munite di intestazione. Non sembra essere servita però tanta premura nel rendere il degno omaggio ai due agenti, visto che, come altre volte era stato segnalato in passato, sozzume e incuria continuano a farla da padrone.

La polemica dei cittadini sui social network è acre, traboccante, quasi come traboccante è la quantità di rifiuti che attornia le targhe e l’intera area. Fazzoletti di carta, tubi di gomma, buste e confezioni di plastica, mozziconi e pacchi di sigarette, ritagli di giornale, e una generale trascuratezza della zona, data l’altezza dell’erba incolta che sovrasta quasi il marciapiede e rende persino faticosa la vista di quelle che, in origine, avrebbero dovuto rappresentare due “insigni” insegne. “Un disonore per l’intera città”, scrivono alcuni utenti su Facebook, altri incolpano i cittadini di scegliere quell’area come pattumiera “a cielo aperto”, c’è chi addita e chi si appella all’amministrazione comunale, chi lamenta l’operato degli addetti Barsa, chi definisce vergognoso imbrattare in questo modo la memoria di due servitori dello Stato.

Insomma, il malcontento è debordante e le due targhe sono pervase dal pattume e dalla spazzatura. Noi chiediamo ai nostri conterranei non solo il rispetto per le norme igieniche e senso civico, ma anche e soprattutto riguardo verso la memoria di due uomini che hanno dedicato la loro vita alla sicurezza della comunità. Basta poco: pensare prima di gettare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

A cura di Carol Serafino