Il medico Usca (Unita’ Speciali di Continuità’ Assistenziale) dell'Ats (Agenzia di Tutela della Salute) Irene Loda con il paziente Mario Biffarino nella sua abitazione di Folzano mentre lo visita per il coronavirus, Brescia, 2 aprile 2020. I Medici di Base dovranno segnalare alle USCA i riferimenti dei loro assistiti che necessitano di uno specifico intervento al domicilio. Si tratta perlopiù’ di persone con sintomatologia anche lieve riferibile a Covid-19. Le Unita’ speciali svolgono i rilievi necessari come la misurazione della temperatura e dell’ossigenazione. Ansa/Filippo Venezia

Paracetamolo per i sintomi febbrili, gli antinfiammatori se il quadro clinico del paziente Covid inizia ad aggravarsi, cortisone solo in emergenza per evitare di aggredire il sistema immunitario del malato. Nessun antireumatico, nè antibiotici. Eparina per le persone che hanno difficoltà a muoversi.

Sono queste le indicazioni terapeutiche per le cure a casa dei malati di Covid contenute nella bozza del Protocollo messo a punto dalla Commissione nazionale coordinata, su nomina di Agenas, dal direttore della clinica di Malattie Infettive del San Martino, Matteo Bassetti.

La bozza ha provocato sconcerto tra i medici di famiglia che contestano di non essere stati interpellati e non condividono le indicazioni terapeutiche. Poco prima della diffusione del contenuto della bozza, il segretario nazionale della Federazione dei medici di famiglia (Fimmg) Silvestro Scotti aveva spiegato all’Ansa quali sono le attuali terapie usate dai medici di Medicina generale: «Per le cure a casa dei pazienti con Covid noi medici di famiglia siamo fermi alle indicazioni che ci sono state fornite tra marzo e aprile. Trattiamo gli assistiti con paracetamolo, ibuprofene, vitamine in prima battuta. Se invece la febbre si protrae, anche antibiotici e cortisone. Se sopraggiunge la dispnea e la saturimetria scende troppo indichiamo l’ospedale».