Durante la prima guerra mondiale (1915-1918) Barletta fu ospitale nei confronti dei suoi connazionali veneti. Procediamo con ordine, iniziando a narrare il periodo in cui si svolse questo atto di ospitalità.

1917, l’anno cruciale per le sorti dell’Italia in guerra

Nell’ottobre del 1917, le compagnie della Regia Marina, dislocate nelle basi di Monfalcone, Grado e del Basso Tagliamento, dopo essere state accorpate in un unico battaglione, furono inviate a difendere la testa di ponte di Cortellazzo sul Piave. Cortellazzo era una frazione del Comune di Cavazuccherina, che dal 1930 mutò nome in Jesolo.

Dopo la rotta di Caporetto, il fiume Piave, che attraversa tutta la pianura veneta, fu scenario di sanguinosi combattimenti, diventando limite invalicabile della difesa italiana contro gli assalti austro-ungarici, che avevano come obiettivo la conquista di Venezia. L’esercito austro-ungarico, dapprima superò il Piave il 14 novembre 1917, occupando il territorio jesolano.

Durante una battaglia navale al largo di Cortellazzo, il marinaio barlettano del Reggimento San Marco Raffaele Damato (fratello del parroco don Giuseppe “Peppuccio” Damato) fu ferito gravemente e morì proprio il 14 novembre. Per questa azione, il marinaio barlettano fu decorato con la Medaglia di Bronzo alla Memoria e riposa presso il Sacrario Militare del Cimitero di Barletta.

Dopo alcuni mesi di preparazione l’esercito austro-ungarico sferrò l’ultimo assalto con la “Battaglia del Solstizio”(15-24 giugno 1918), ma senza esito: i fanti e marinai italiani – ancorati sull’argine destro del Piave – resistettero e dopo una controffensiva (2-6 luglio 1918), respinsero l’invasore al di là del Piave nuovo, in attesa dell’ultima offensiva, conclusasi con la vittoria del 4 novembre 1918.

Gli jesolani ospitati a Barletta

Disagi e sofferenze furono sopportate in quel periodo dagli Jesolani, che frettolosamente dovettero abbandonare le case, raccattando poche cose, trovando rifugio nelle lontane retrovie del fronte (in tutta la penisola) o esser rinchiusi nei campi di prigionia – costruiti dagli austro-ungarici nei territori invasi – da dove molti non tornarono. Trentuno cittadini jesolani furono ospitati dal Comune di Barletta, trovando ospitalità
presso l’antico palazzo di Corso Cavour, al civico 32, che a quel tempo era sede della “Regia Polizia”. Nei sotterranei dello stesso palazzo, fu allestito un rifugio antiaereo durante la seconda guerra mondiale. A ricordo di questi eventi tragici, il Comune di Jesolo ha eretto un ponte-monumento, inaugurato il 9 ottobre 1927 da  Emanuele Filiberto, Duca d’Aosta, Comandante della III Armata, che in quella zona respinse l’avanzata nemica. Sui quattro obelischi delle testate del ponte  sono incisi i nomi dei caduti: i marinai del Reggimento San Marco ed i 181 jesolani deceduti.

Si ringrazia il Cav. Filomeno Porcelluzzi (Presidente Associazione Combattenti e Reduci di Venezia).

A seguire, pubblichiamo la lista dei 31 sfollati jesolani ospitati a Barletta.

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A cura di Tommaso Francavilla