Antonio Albanese nasce a Barletta  il 1 marzo  1922. Nel 1942 infuria la seconda guerra mondiale e Antonio si arruola nel Corpo degli Alpini  per essere assegnato al 52° Reggimento Artiglieria della Divisione “Torino” in qualità di artigliere e inviato in Russia al seguito dell’ARMIR (Armata Italiana in Russia), composta da circa 230.000 uomini. Qui, Antonio prende parte alla battaglia di Arbuzovka, una delle fasi più drammatiche e sanguinose della seconda battaglia difensiva del  fiume Don.

Savino Albanese, Ruggiero Graziano e Grazia Albanese

La battaglia di Arbuzovka (21 – 25 dicembre 1942)

Parte dell’ ARMIR fu coinvolta nella disfatta di Stalingrado e nella successiva ritirata, costretti ad una disastrosa ritirata dopo il crollo del fronte sul fiume Don. A seguito dell’offensiva dell’Armata Rossa – iniziata il 16 dicembre 1942 – il contingente italiano e tedesco vennero accerchiati nella conca di Arbuzovka dalle truppe sovietiche.

In questa zona, tre divisioni italiane e alcuni reparti tedeschi vennero circondati e distrutti;   pochi resti del contingente riuscirono a sfuggire dalla trappola. Per le perdite e la drammaticità degli scontri, la conca di Arbuzovka divenne  – nel ricordo dei superstiti italiani –  la “valle della morte“.

La battaglia nella conca di Arbuzovka inizia in modo confuso al mattino del 21 dicembre. Le divisioni italiane sono attaccate una prima volta ad Arbuzovka (21-25 dicembre) e poi a Chertkova (26 dicembre-16 gennaio). La  Divisione Torino è costituita da due reggimenti di fucilieri (81° e 82°) e dal  52° Reggimento di artiglieria, in cui si trova Antonio Albanese. La Divisione Torino combatte con eroismo, ma è sopraffatta dalle truppe sovietiche ben armate e meglio equipaggiate. Costretta alla ritirata, la Divisione  ha un ruolo di primo piano nell’apertura dei varchi e nella difesa della lunga colonna (circa 30.000 uomini) che si muove  – a causa della mancanza di carburante – per lo più a piedi, nella steppa ghiacciata, sotto l’incessante attacco delle truppe sovietiche. Il 28 dicembre, durante il ripiegamento verso il villaggio di Certkovo, Antonio Albanese scompare per sempre, senza essere ritrovato.

Nella sola battaglia di Arbuzovka  caddero – si stima – almeno 10.000 uomini, si contarono 5.000 fra feriti e congelati e almeno 15.000 uomini vennero fatti prigionieri dai sovietici. Alla fine della spedizione in Russia, l’ARMIR perse complessivamente 84.000 uomini. Assieme a Ruggiero Graziano (presidente Anmig e Ancr Barletta) ci rechiamo a casa di Savino e Grazia Albanese, nipoti di Antonio, per intervistarli.

Signor Savino, suo zio Antonio si arruolò volontario?

«Premetto che non lo abbiamo conosciuto, in quanto io e mia sorella Grazia siamo nati dopo la sua scomparsa in Russia. Le poche notizie su di lui, le abbiamo dai rari racconti di nostro padre Nicola (fratello di Antonio) e da nostra madre. Purtroppo, a quei tempi, si parlava poco dei fatti di guerra, ma posso dirti che nostro zio Antonio si arruolò volontario nel Corpo degli Alpini con un suo amico.

Lui amava la musica e sapeva suonare la fisarmonica. Prima di partire per il fronte si fece confezionare da un sarto un bell’abito  gessato a righe si fece fare un ritratto fotografico dal fotografo Calvaresi. Consegnò l’abito, il ritratto e la fisarmonica alla mamma  e partì.

Che fine hanno fatto i suoi pochi averi?

«Appena arrivata la notizia della sua scomparsa, la madre e le sorelle vendettero l’abito e la fisarmonica. Il ritratto fotografico è rimasto a noi e lo teniamo come una reliquia».

Perché dopo quasi 80 anni conservate il suo ritratto fotografico?

«Perché pur non avendolo conosciuto, gli vogliamo bene e lo ricorderemo sempre. Siamo cattolici e il giorno del suo onomastico facciamo dire una messa in suo suffragio».

Avete fatto delle ricerche, nel tentativo di riportare a casa le sue spoglie?

«Abbiamo tentato di cercarlo a nostre spese, ricevendo solo promesse mai mantenute. La famiglia di Antonio non lo ha mai cercato».

Signora Grazia, che tipo era vostro zio Antonio?

«Antonio era amato da tutti, aveva  molto successo con le ragazze. Purtroppo, sua madre non si curava di lui, ma nostra madre gli voleva molto bene. Dopo la scomparsa di Antonio, sua madre ricevette per qualche anno la pensione spettante ai famigliari dei dispersi in guerra, che a quel tempo ammontava a 120.000 lire mensili. Nonostante questo sostegno economico, non si è mai attivata per cercarlo».

Come vive il ricordo di Antonio?

«Nostra madre ha chiamato nostro fratello minore Giuseppe Antonio».

A cura di Tommaso Francavilla

Si ringrazia per la preziosa collaborazione Ruggiero Graziano, presidente Anmig (Associazione nazionale mutilati e invalidi di guerra) e Ancr(Associazione nazionale combattenti e reduci) sezione Barletta.

A seguire, pubblichiamo gli elenchi dei soldati barlettani deceduti, dispersi e decorati al Valor Militare durante la seconda guerra mondiale.

soldati barlettani dispersi nella seconda guerra mondiale_compressed

soldati barlettani decorati nella seconda guerra mondiale_compressed (1)

soldati barlettani deceduti per malattia nella seconda guerra mondiale_compressed

soldati barlettani caduti seconda guerra mondiale