A cura di Stefania Ricatti

Checchè se ne pensi, non tutti i giovani sono indifferenti nei confronti della politica. Molti ne fanno parte attivamente, creando un dialogo formativo e proponendo un nuovo modo di agire. È il caso del Parlamento dei giovani pugliesi, che, unico sul territorio nazionale insieme a quello toscano, da 12 edizioni raduna 46 studenti di scuola media superiore intorno ad una forma corretta di fare politica. Incontriamo l’ex-membro barlettano Matteo Pignatelli, eletto nell’anno 2014-2015, vice presidente della Terza Commissione“Sport, tempo libero, arte, cultura e turismo”, che lo scorso 19 aprile si è recato insieme al suo gruppo presso la sede del Parlamento.

Cosa ne pensi del Parlamento dei Giovani e dell’opportunità che offre?

«Per me è un’istituzione innovativa, perché vede i giovani protagonisti, permette loro di confrontarsi con una realtà politica nella sua forma più pura senza lo sfondo di un partito in particolare. Si tratta infatti di un’istituzione apartitica, un vero esercizio di democrazia, fondata sul dialogo e sulla collaborazione, elementi indispensabili per la creazione di una proposta di legge. Questa è poi umilmente proposta in Consiglio Regionale, dove viene discussa. Tutto questo è possibile grazie al Farm, a Rosalba Magistro, Referente Operativo Generale, alla coordinatrice delle sedute Giusy Mariano e ad altri che investono risorse ed energie per questo progetto».

In cosa consiste la proposta di legge formulata quest’anno?

«La proposta di quest’anno nasce da un messaggio di uguaglianza, dalla convinzione che “la terra sia di tutti”. Abbiamo infatti proposto di adibire nei cimiteri comunali aeree per defunti di altre religioni. Abbiamo incontrato personalità appartenenti a varie culture, abbiamo compreso le loro necessità e capito che ci accomuna il bisogno di avere una degna sepoltura. Senza dubbio la formulazione della legge è stata complicata, ma in questo siamo stati assistiti da esperti».

Lo scorso 19 aprile avete visitato la sede del Parlamento. Cosa ricorderai di questa esperienza?

«Purtroppo l’incontro con la presidente Laura Boldrini non è più avvenuto, a causa di impegni istituzionali. Ma abbiamo potuto assistere ad una seduta della Camera. Ciò che mi ha colpito è stata la passività di molti membri, la mancanza di passione. Molti approvavano o bocciavano una proposta di legge solo per fedeltà al partito di appartenenza, e soprattutto ho notato che mancava il dialogo. Come può esserci politica senza il dialogo e il confronto? Per questo io credo che il Parlamento dei Giovani sia un buon esercizio, e che possa insegnare ai politici del futuro una nuova via da seguire».

Quale pensi possa essere il contributo dei giovani nella politica?

«Il loro apporto è fondamentale, hanno idee innovative, seppur tenere e disincantate. Ma forse è proprio questo il loro punto di forza, uno sguardo inedito sulla realtà, capace di individuare al meglio le necessità dei cittadini».

A fronte dei ragazzi che hanno condiviso con te questa esperienza, ci sono alcuni che rinunciano persino alla possibilità di votare. Cosa ne pensi?

«Penso che sia fondamentale votare per esprimere la propria presenza. Bisogna recuperare la voglia di votare, sconfiggere la pigrizia che ci impedisce di formulare giudizi su ciò che ci sta intorno. Vivere senza una propria idea sulle cose è come cercare di volare senza le ali, mancano le armi per difendersi, e di conseguenza si sottovaluta il potere del voto. Nonostante questo sono convinto che nei i giovani risieda la capacità di cambiare le cose».