Una notizia che ha varcato i confini di un Paese ormai tricolore non solo per simboleggiare iconicamente la Repubblica Italiana, ma anche per essere insegna di una crisi che ormai ci affligge da un anno: a Caen, in Normandia, è stato indetto un progetto che prevede la rimozione dell’asfalto dai marciapiedi. Sarà infatti sostituito con pietre e terra stabilizzata, per consentire alle radici degli alberi di non essere fagocitate. Una vera e propria missione “green”, nel rispetto dell’ambiente e anche dei cittadini, che può diventare un esemplare stendardo. Come non poter pensare a Barletta, da anni impegnata in prima linea in battaglie per la coesistenza tra riforestazione urbana e assetto urbanistico. Diverse sono le zone della città della Disfida in cui le radici sembrano formare delle vere e proprie “cornici” intorno ai marciapiedi. Un esempio è proprio in piazza Sant’Antonio: le radici appaiono “segregate” a causa della pietra e hanno attorniato il basolato pur di non restare compresse. Questo è impattante sia da un punto di vista ambientale, in quanto significa che gli alberi non hanno gli spazi e i modi adeguati per poter vivere, sia da un punto di vista urbanistico, in quanto possono essere intralcio per i pedoni, essendo a ridosso del manto stradale. Il circolo cittadino Legambiente Barletta, in assoluta sinergia con l’amministrazione comunale, con l’assessore all’ambiente Passero e con l’assessore ai lavori pubblici Calabrese, già da un paio d’anni si sta mobilitando per trovare un punto di convergenza fra il verde cittadino e lo sviluppo urbanistico della città, un fil rouge che può essere reso possibile solo attraverso il confronto.
«Noi volontari Legambiente – afferma il presidente dell’associazione ambientalista Raffaele Corvasce – ci confrontiamo spesso con l’amministrazione e con gli assessori, anche valutando insieme lavori che devono essere di lì a poco calendarizzati. Al di là della scelta delle possibili alberature, bisogna dare spazio agli accolli degli alberi e alle radici. Avevamo chiesto già due anni fa che tra un albero e l’altro fossero aperti gli spazi consoni». Questo sarebbe un punto d’approdo significativo e che non implicherebbe alcun disagio: ad essere coinvolti sarebbero esigui lembi di marciapiede che solitamente non vengono usati dai pedoni. Una spaziatura maggiore farebbe però la differenza per l’albero, in quanto permetterebbe al terreno di poter assorbire l’acqua in eccesso delle piogge e alla pianta di ossigenarsi. In questo modo si potrebbe ovviare anche al nefando problema delle radici a ridosso di marciapiedi, site sotto il manto stradale e pericolose per la carreggiata, poiché avrebbero a loro disposizione una zona in cui poter espirare più facilmente.
«Normalmente – prosegue Corvasce – bisognerebbe lasciare alla base dell’albero un’area di rispetto che dovrebbe essere pari alla sua chioma. Tuttavia così non è mai, ecco perché in città gli alberi soffrono, perché vengono segregati. Andrebbe rivoluzionato completamente il modo di impostare il verde e di gestirlo, attraverso un percorso totalmente nuovo. Il confronto per noi è l’unica strada percorribile e che non abbandoneremo mai. Da sempre ci dedichiamo, per quello che ci è possibile, al territorio, dimostrando di non scendere a compromessi, puntando solo al bene comune ed è per questo che noi continuiamo a dialogare con l’amministrazione, in un clima collaborativo e positivo. Il dialogo è l’unico mezzo possibile, se si abbandona quello, non c’è più la bilateralità, che è essenziale per qualsiasi argomento, ovviamente sempre nel rispetto dell’altro». Un bisogno di concertazione con il quale l’amministrazione stessa si mostra protesa e concorde, per poter risolvere problematiche incancrenite dal tempo e per addivenire ad un miglioramento generale della città.
A cura di Carol Serafino




































