Ruggiero Quarto, docente di Geofisica all’Università degli Studi di Bari, ha fornito dei dati importanti a conferma dell’inefficienza delle istituzioni sul rischio sismico, in seguito al terremoto agghiacciante che ha colpito la città di Amatrice in particolare. Soprattutto il dato più sconcertante riguarda le scuole. Il professore ha perciò chiesto “se le scuole del nostro territorio siano adeguate al rischio sismico e come, ritenendo opportuna una dettagliata mappa conoscitiva, magari da affiggere all’ingresso di ogni edificio”, non ricevendo alcuna risposta.

«Nel frattempo si verificano pericolosi distacchi di intonaci da un solaio della scuola elementare “D’Azeglio”. – ha dichiarato il docente – Che succederebbe se avvenisse un terremoto? Ho più volte spiegato a mezzo stampa, conferenze e corsi di aggiornamento per professionisti e docenti, che il nostro rischio sismico non è affatto trascurabile. Premetto che il rischio sismico (R) viene definito come funzione convoluta tra pericolosità sismica del sito (P), vulnerabilità del costruito (V) e popolazione esposta (E): R=P*V*E. La pericolosità di un sito dipende dalla storia sismica, dalla geodinamica e dal modello di propagazione dell’energia sismica. La storia sismica si basa sugli effetti del terremoto o su misure e si determinano la magnitudo (Mw, energia alla sorgente) in scala Richter e lo scuotimento al suolo in scala Mercalli (MCS o MMI). Un buon indicatore della pericolosità è l’accelerazione di picco al suolo (Pga in % dell’accelerazione di gravità g). Le norme vigenti impongono di costruire in modo che le strutture non crollino per una Pga che ha una probabilità maggiore del 10% di verificarsi in 50 anni, ovvero resistenti a sismi con tempi di ritorno di 475 anni. Dall’anno 1000 ad oggi la storia sismica del nostro territorio è piuttosto consistente. VIII grado della scala Mercalli (equivalente all’intensità della scossa ad Arquata del Tronto, rasa al suolo nel terremoto di Amatrice) per un terremoto avvenuto sulla costa l’11 maggio 1560, con magnitudo di 5.66±0.48 Richter (abbastanza simile a quello di Amatrice). Le cronache dell’epoca riportano diversi, ma non ben precisati, crolli e morti. Circa un secolo prima, un risentimento del fortissimo terremoto del beneventano del 5 dicembre 1456 (7.19±0.10 Mw) colpì Canosa (9 MCS). Il 30 luglio 1627 il più grande terremoto della Capitanata (6.66±0.10 Richter) scosse Canosa con 8 MCS, Andria con 7-8 e Trani con 7. Il 31 maggio 1646 tremò il Gargano (Mw 6.72±0.25) con risentimento a Canosa del X grado MCS, la maggiore intensità qui conosciuta.

«La terra tremò ancora paurosamente – prosegue Ruggiero Quarto – il 21 settembre del 1689, con un’intensità tra 6 e 7 MCS (7 ad Andria), per un terremoto con epicentro tra Barletta ed Andria (Mw 4.86±0.46).Poi, alle 3 di notte del 20 marzo 1731 avvenne uno dei più devastanti terremoti pugliesi (epicentro Cerignola, Mw 6.33±0.13) che rase al suolo Cerignola, Foggia e molti borghi del Tavoliere e scosse pesantemente il nostro territorio (8-9 MCS a Canosa, 7-8 a Barletta, Trani e Bisceglie, 7 ad Andria). Nel 1731 seguirono sismi minori, ma paurosi. Fu proprio in seguito ai disastrosi eventi del 1731, che provocarono solo seri danni a Barletta, ma non distruzioni e morti, che la Madonna dello Sterpeto, alla quale il credo popolare attribuì la grazia della mancata devastazione che aveva interessato località vicine, fu proclamata patrona di Barletta. Poi arrivò il devastante sisma del Canale d’Otranto (6.68±0.12 Richter) che il 20 febbraio del 1743 scosse violentemente il “tranquillo” Salento, radendo al suolo Nardò e Francavilla, giungendo da noi molto forte (8 MCS a Canosa e 7 a Barletta). Il 14 agosto 1851 si scatenò il violento terremoto del Vulture (Mw 6.52±0.11), che distrusse le città adagiate sul monte e giunse con un rilevante 7-8 MCS a Canosa e 6-7 a Barletta, Trani e Trinitapoli. Subito dopo, il 16 dicembre 1857, ci fu il “big one” della Basilicata (7.12±0.10), che scosse Canosa con 8 MCS e Barletta, Trinitapoli e Margherita con 6-7 MCS.

«Tralasciando gli scuotimenti inferiori a 6-7 MCS, – ultima il professore nella sua dichiarazione – sulla base della storia sismica su riportata, c’è da preoccuparsi seriamente, tanto che nelle normative vigenti, Barletta, Canosa, Minervino, Spinazzola, S. Ferdinando, Trinitapoli e Margherita sono stati classificati in seconda classe sismica, Andria, Trani e Bisceglie in terza. In particolare, anche sulla base delle strutture sismogenetiche e delle attenuazioni crostali dell’energia sismica, nel territorio provinciale BAT la legge impone di costruire in modo tale che gli edifici non crollino fin tanto che si raggiunge l’accelerazione di picco al suolo (Pga) del 15% – 30% di g. Ma applicando limiti più restrittivi, come sarebbe auspicabile per le scuole (tempi di ritorno dei sismi attesi di 2475 anni, ovvero 2% in 50 anni), la soglia passa al 27.5-60% di g. Ciò significa che le scuole così costruite o adeguate sarebbero più sicure e reggerebbero a terremoti del IX-X grado MCS. Ciò al netto di eventuali amplificazioni di sito del moto sismico, che in zone fluviali e costiere come le nostre sono più che possibili. Ma per una corretta valutazione servirebbe una dettagliata microzonazione sismica. Sulla base di tutto ciò possiamo attendere inermi, nel nostro territorio, il prossimo forte terremoto più che possibile? Non è giusto per le costruzioni generiche, è immorale per quelle pubbliche, vergognoso e criminale per le scuole. Non dimentichiamo i 27 “angeli” volati in cielo per un VIII-IX grado MCS del terremoto di S. Giuliano di Puglia del 31 ottobre del 2002 (Mw 5.74±0.07). Nel rischio sismico non conta la memoria umana, corta e debole, ma la conoscenza. Le geo-scienze forniscono una sufficiente conoscenza e rendono possibile una previsione statistica. Ovvero, sappiamo dove, quanto forte e con quale ricorrenza statistica avviene un terremoto. Non sappiamo il momento preciso, ma non è indispensabile se facciamo la giusta prevenzione: costruzioni antisismiche che resistano almeno entro i limiti minimi (ricorrenza di 475 anni) e, nel caso di edifici strategici/sensibili (istituzioni, caserme, fabbriche, scuole, …) entro limiti più ampi (ricorrenza di 975-2475 anni). Chiedo al Presidente della Provincia e ai Sindaci del territorio di porre la massima attenzione alla sicurezza delle scuole. “Prima di tutto la sicurezza degli studenti e degli operatori scolastici”. È quanto ha sostenuto il sindaco Pasquale Cascella. Sarà vero? Lo dimostri facendoci sapere lo stato degli adeguamenti antisismici delle scuole e adoperandosi perché siano completi ed efficaci. È anche essenziale un piano di protezione civile, spiegando innanzitutto a studenti e personale scolastico come si devono comportare in caso di sisma. Invito i cittadini a chieder conto alle istituzioni, che fino ad oggi hanno evidenziato paurosi ritardi e trascuratezza. Recuperare in fase di emergenza con un’encomiabile Protezione Civile serve solo ad alleviare la sofferenza. Va rimosso il problema con costruzioni antisismiche. Per davvero.»